ROCCARAINOLA (Nello Lauro)- Due cave usate come discariche abusive nella frazione di Polvica nel comune di Roccarainola. L’Arpac ha identificato le due anomalie ambientali del dossier Miapi, acronimo di “monitoraggio e individuazione delle aree potenzialmente inquinate”. Un progetto, costato 10 milioni di euro, che ha coinvolto 4 regioni (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) mentre il rilevamento ha riguardato 32 comuni in provincia di Napoli e 24 in provincia di Caserta rientranti nella Terra dei Fuochi. Il caso delle due anomalie è nato dal botta e risposta istituzionale tra il vice presidente della Camera dei deputati Luigi Di Maio ed il ministro per l’ambiente Gian Luca Galletti. Il primo in una interrogazione ha chiesto lumi sugli esiti del “Miapi”: il ministro ha chiarito che le uniche situazioni atipiche sono due e sono localizzate a Roccarainola.
LE “ANOMALIE”– Le due discariche sono distanti tra loro poche centinaia di metri in linea d’aria: una si trova in località Castello di Fellino, l’altra in località Difesa. Nella prima – ha scritto il ministero – è stato eseguito un rilievo in data 6 maggio 2015. L’analisi consigliava un ulteriore approfondimento di indagine: i dati raccolti e la relazione sono in possesso della polizia giudiziaria. Per cava Difesa è stato eseguito un sopralluogo in data 30 ottobre 2014 a valle del quale si è deciso di non eseguire il rilievo a causa di un’importante depressione topografica che rendeva pericolosa l’operazione. Una operazione che forse sarebbe servita solo a confermare quella che tutti conoscono come bomba ecologica “certificata”.
LA “BOMBA” CAVA DIFESA– Questa cava è stata oggetto di sequestri ed analisi e di una perizia della Procura della Repubblica di Nola lunga oltre 600 pagine e una relazione dell’allora commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti. Fiumi di inchiostro con dati fin troppo chiari: “Falda inquinata – è scritto nella ultima relazione dell’Arpac – con la presenza di ferro, nichel e manganese e con concentrazioni elevatissime di metalli pesanti come cadmio, cromo, piombo, rame e zinco”. “Le analisi sulle emissioni gassose rilevano presenza di gas di composizione, idrogeno, ossido di carbonio e componenti organiche quali Xileni ed etilbenzene”. “Il sito – scrivono i tecnici – è fortemente inquinato e richiede un sollecito e radicale intervento di bonifica se non si vuole compromettere altre aree limitrofe e le falde della piana campana che hanno origine pochi metri più in alto”. Una situazione grave denunciata da anni attraverso le battaglie portate avanti da amministrazioni comunali e associazioni ambientaliste tra cui quella “Respiriamo Pulito” del vulcanico presidente Gennaro Allocca. Nei prossimi giorni dovrebbe partire una gara d’appalto per la messa in sicurezza del sito da 6 milioni di euro.