PAGO DEL VALLO DI LAURO- Roberto Baccichet se ne va da Pago del Vallo di Lauro. «Voglio dormire la notte, e voglio capire quel che sta accadendo», dice a chi lo conosce. Baccichet è l’ispettore di polizia che dopo 40 anni in prima linea tra terrorismo e camorra si è vista esplodere sotto casa una bomba che ha mandato in frantumi i vetri dei tre piani di casa sua il mese scorso. L’onda d’urto ha spostato di un palmo un muro di cemento e lui e la moglie si sono ritrovati i vetri sul letto. Un poliziotto di quelli che hanno fatto la storia delle indagini sul Vallo di Lauro che anche in pensione si è trovato tra il fuco incrociato. E ha chiesto il porto d’armi. La notizia arriva in un periodo difficilissimo per la piccola comunità del Vallo di Lauro. L’altro giorno la squadra mobile su richiesta della Dda ha sequestrato le schede elettorali delle votazioni del giugno 2016. «Continuità e Progresso»: questo il nome scelto dalla lista civica di Antonio Mercogliano che il 5 giugno del 2016 ha vinto le elezioni a Pago. Ma quella continuità, baluardo dalla compagine che vinse con 703 preferenze contro «L’Alternativa per Pago» di Carmine Amato, è oggi indicata dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia come l’elemento su cui indagare per verificare eventuali condizionamenti della camorra nelle amministrative dello scorso anno. Sotto la lente dell’Antimafia in particolare ci sono due candidati di quella civica le cui preferenze potrebbero essere state sponsorizzate dalla camorra locale. «Sotto il profilo amministrativo- annotano gli inquirenti già nell’ordinanza che ha portato nel dicembre scorso all’arresto dell’ex sindaco Giuseppe Corcione e di altri 10 tra amministratori, tecnici e pregiudicati- deve rilevarsi che, evidentemente dopo le indagini della Squadra Mobile di Avellino che tanta agitazione creavano negli uffici comunali (come testimoniato dalle intercettazioni del 2014), Corcione rinuncia a ricandidarsi». Siamo alla vigilia delle consultazioni per il rinnovo del parlamentino locale del giugno 2016, L’ex primo cittadino è al termine del suo secondo mandato: il primo era finito anticipatamente nel 2009 perché il Consiglio comunale era stato sciolto per infiltrazioni ma alle successive votazioni, nel 2011, si ripresenta con la lista «Coerenza e Impegno» e vince con uno scarto di 150 preferenze sugli avversari ancora una volta rappresentati da Carmine Amato. Nel 2016 potrebbe ricandidarsi ma «rinuncia», scrivono i magistrati, a causa delle indagini sempre più pressanti sull’ente che amministra. «Ma che si tratti di scelta strategica- continuano gli inquirenti- volta a distogliere l’attenzione degli investigatori, lo si desume dagli esisti delle elezioni del 5 giugno 2016. Invero il sindaco eletto è Antonio Mercogliano, figlio della sorella di Corcione» e che vede tra i propri eletti anche l’ex vicesindaco e un ex assessore della giunta Corcione. Dunque per la Dda la «continuità è palese» e confermata dal fatto che alcuni funzionari in carica con l’ex primo cittadino restano in carica anche con Mercogliano. Quelle elezioni oggi vengono passate ai raggi x dagli agenti della Squadra Mobile di Avellino che, su ordine della Dda, hanno sequestrato le schede elettorali alla ricerca delle anomalie che confermerebbero le ingerenze della criminalità locale: voti pilotati in particolare verso due candidati. Una circostanza non nuova, per i magistrati, in un contesto locale minato dalle «profonde infiltrazioni camorristiche e condizionamenti» ed in cui la politica locale è disposta a venire a patti con le «famiglie criminali» che sono bacino di voti. Come non nuova è l’ipotesi che le schede vengano materialmente manipolate per dimostrare che le preferenze sono state date, basta leggere ancora una volta l’ordinanza dello scorso dicembre. In una intercettazione ambientale del 2011 un indagato dice ad un conoscente: «Ti do la scheda segnata». Un modus operandi che gli investigatori, che stanno controllando le 1300 schede alla ricerca di questi segni, vogliono portare allo scoperto. Nel frattempo tutti gli atti di indagine sono stati trasferiti in Prefettura: spetterà al Ministero dell’Interno decidere le sorti del Consiglio comunale di Pago le cui vicende sono già finite negli atti secretati della Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia presieduta da Rosi Bindi.