venerdì, Novembre 22, 2024
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Cercansi chierichetti: parrocchie a caccia di giovani sull’altare

Chierichetti cercansi. Dal nord al sud del Paese, le parrocchie lanciano il loro ‘sos’ invitando i giovani a prendere parte attiva alla celebrazione religiosa. La carenza di ministranti sembra farsi sentire piĂą nei piccoli centri dove un solo parroco si trova da solo a dover gestire diverse realtĂ  parrocchiali insieme, ma anche in qualche chiesa delle grandi cittĂ  si cercano bambini che diano una mano al prete sull’altare. A Roma, per fare un esempio, la parrocchia di Santa Maria in Traspontina, a via della Conciliazione, ha affisso in bacheca una locandina nella quale invita i ragazzi a fare i chierichetti. I ministranti si cercano per la messa centrale della domenica: “Per rendere un servizio utile a Dio e alla tua parrocchia”, sottolinea la parrocchia nell’invitare i ragazzi a ritirare i moduli d’iscrizione.

“Nella storia anche recente – afferma all’Adnkronos padre Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentaria – l’utilizzo di bambini per favorire le vocazioni sacerdotali è un dato di fatto. Anche se magari il bambino vive la cosa come un gioco, data l’etĂ , a poco a poco si fa comprendere che il servizio all’altare accanto al parroco non è fuori dallo loro portata”.

In alcuni casi i parroci hanno lanciato un appello tramite le bacheche social. Nella parrocchia di Santo Stefano e Maria Immacolata, in provincia di Pisa, il parroco ha cercato di mettersi nei panni dei ragazzi e delle loro paure, immaginando i loro timori, e rassicurandoli: “‘Ma io mi vergogno!’ Tutti all’inizio provano un po’ di vergogna e di imbarazzo, ma basta un po’ di abitudine e la vergogna passa subito, e poi perchĂ© vergognarsi: siamo vicini a GesĂą e se siamo in tanti è ancora piĂą bello, perciò chiama anche i tuoi amici”, ha rassicurato il parroco.

“Il fatto è – la chiave di lettura fornita da don Sergio Mercanzin, sacerdote che fa il pendolare nelle parrocchie del Paese ogni qualvolta se ne richieda l’iaiuto – che la liturgia in alcuni casi, oggi, si è ridotta ai minimi termini. Per dire, l’incenso in molte chiese non si usa nemmeno piĂą: non che sia la parte fondamentale della celebrazione ma è un esempio per dire che il chierichetto in passato aveva un ruolo particolare. Oggi può accadere che si sentano per così dire ‘declassati’ a belle statuine”.

Qualche parrocchia ha aperto anche alle chierichette. A Storo, in provincia di Trento, la chiesa si appella anche alle chierichette. Fu papa Wojtyla il primo a farsi assistere da ministranti bambine nel 1995. Dal 1994 spetta alla discrezionalitĂ  del vescovo consentire l’accesso al servizio all’altare anche alle donne. Nella chiesa di San Floriano si cercano anche ragazze: “Ti interessa essere chierichetto e vorresti provare a farlo? Vuoi diventare chierichetta? Avvicinati a noi”, ha scritto la parrocchia nei manifesti esposti persino nei negozi. “C’è da dare atto che le bambine – sottolinea padre Valerio Mauro – sono molto piĂą intraprendenti dei bambini. Un po’ c’è il loro volersi mettere in mostra a quell’etĂ  ma poi c’è l’aspetto molto positivo che sono piĂą disponibili”.

Un’apertura che non viene applicata da tutte le parrocchie. “Alle volte – annota il docente di Teologia nel campo dei sacramenti – ci sono vescovi che preferiscono che i chierichetti siano solo maschi. La presenza all’altare di donne che fanno un ministero in qualche modo ufficiale si scontra con la simbologia antica per cui chi stava all’altare nell’immaginario collettivo era uomo. Si diceva ‘il prete è maschio perchè GesĂą era maschio’. Ma questo discorso non è piĂą in linea con il Concilio Vaticano II anche se il sacerdozio resta appannaggio dell’uomo. Il punto è che nell’immaginario collettivo ci sono ancora resistenze che faticano ad essere abbandonate”.

Quanto al fatto che in alcuni casi il chierichetto si possa sentire svilito nel ruolo per una liturgia celebrata un po’ frettolosamente, padre Valerio Mauro osserva: “una liturgia, se è fatta bene, consente una partecipazione a tutti gli effetti. Se poi c’è un calo di partecipazione da parte dei fedeli, può essere che anche la celebrazione ne possa risentire. Farei piĂą una considerazione legata al fatto che la scristianizzazione oggi raggiunge livelli sempre piĂą precoci. E allora può accadere che qualche bambino faccia un passo indietro perchĂ© si sente preso in giro dagli amici”.

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