CICCIANO – Paese Futuro non ha un…futuro. Tre anni dopo, il progetto che portò alla travolgente vittoria di Raffaele Arvonio e della sua lista sembra aver esaurito lo slancio e forse anche quel consenso. Parole e musica di Nicola De Luca, ex vicepresidente della provincia di Napoli e responsabile della cabina di regia che organizzò la macchina elettorale che sfrecciò davanti a tutti nelle amministrative del 2013. A pochi giorni dalla mozione di sfiducia contro il primo cittadino presentata da 5 consiglieri di opposizione e 3 di maggioranza De Luca dice la sua sull’intera esperienza della squadra di governo cittadina e non solo.
Si sente responsabile di questa situazione?
“Essendo stato il coordinatore di quella “cabina di regia” che accompagnò “Paese Futuro”, dalla formazione della lista sino alla vittoria conclusiva, sento troppo la responsabilità per il paese e per le future generazioni, per non accendere un faro di riflessione su quello che è avvenuto e su quello che si prospetta possa accadere nella nostra cittadina. La maggioranza di “Paese Futuro” eletta dai nostri concittadini nel maggio 2013 si è sciolta come neve al sole, si è frantumata e divisa perché qualcuno o più di uno hanno mandato al rogo chi dissentiva democraticamemte da un modo ‘monocratico’ e ‘oligarchico’ di far politica e gestire la ‘cosa pubblica’ diversa da come stabilita nel programma elettorale”.
Quali sono stati gli errori di Paese Futuro?
“La lista nasceva nel gennaio 2013 con l’intento di proporre alla Cittadinanza un progetto innovatore, dopo anni di cattiva amministrazione, 2002-2012 (tre scioglimenti del consiglio comunale), che aveva portato la nostra Cicciano ad essere un paese arretrato sotto l’aspetto economico, sociale, politico e culturale. Il Comitato si proponeva come obiettivo l’elaborazione di un programma elettorale condiviso, di semplice lettura e di facile concretizzazione, improntato su trasparenza, legalità, sobrietà, realismo, etica e morale, che consentì un grande successo elettorale per la lista con la speranza che si ponesse fine al “malcostume e al malgoverno” fino allora perpetrato. Tutto ciò, anche se con delle eccezioni come alcune opere pubbliche, non è bastato a far cambiare “mentalità e metodologia” rispetto all’intera concezione di come si amministra “seriamente” e con “massima trasparenza” ed oculatezza la “Res Pubblica”, dimenticando che tutto si fa grazie alle tasse pagate dai nostri concittadini. Troppa arroganza e prepotenza scaturita dalla gestione “allegra” del potere. “Il potere logora chi non ce l’ha è vero, ma ancor di più logora, mortifica e distrugge chi lo gestisce o crede di gestirlo a proprio piacimento”.
Che situazione vive Cicciano?
“Da qualche anno a questa parte, Cicciano vive uno dei periodi più bui della sua vita politica e amministrativa: sono avvenute e stanno avvenendo cose, fatti e fattacci nella vita istituzionale, pubblica e democratica: mai viste, mai immaginate e mai pensate che potessero attecchire nel tessuto sociale e culturale della nostra cittadina. Cronaca giudiziaria che ha coinvolto amministratori, incendi, lettere anonime, denunce giornaliere, minacce di ogni genere, lassismo generale. Tre comandanti dei vigili urbani, funzionari cambiati più volte, concorsi annullati. E ciò che più mi preoccupa e dovrebbe far preoccupare un po’ tutti è la tenuta democratica della nostra Cicciano, sotto tutti i punti di vista”.
Ora in Consiglio arriva la sfiducia firmata da 8 consiglieri…
“Siamo di nuovo in un vicolo cieco…”
Una situazione difficile, il sindaco potrebbe trovarsi senza numeri in Consiglio, lei cosa farebbe?
“Nelle condizioni di un sindaco sfiduciato e in minoranza, la mia esperienza politica mi porterebbe subito a dare le dimissioni, senza alcun tentennamento. Ultima spiaggia potrebbe essere un governo istituzionale con partecipazione di tutti (maggioranza e opposizione) sempre dopo aver verificato la volontà politica di tutti a starci, per evitare l’ennesimo scioglimento anticipato del consiglio comunale di Cicciano”.
Dove ha sbagliato il sindaco Arvonio?
“Il sindaco non ha bonificato la dialettica democratica per riportare in campo la concertazione con le parti vive e vitali della società di Cicciano, si sta isolando e arroccando nel palazzo opaco del potere insieme ad una parte della sua maggioranza”.
Di cosa ha bisogno Cicciano nel prossimo futuro?
“Cicciano è ferma e non si notano le condizioni per una futura ripresa: indubbiamente c’è qualcosa nella politica locale e negli uomini che la rappresentano che non va. Cicciano ha bisogno di un periodo di pace sociale e non di litigiosità e di contrapposizioni preconcette, sterili e personali tra l’uno e l’altro, che non portano da nessuna parte. Da qui la necessità di aggregare e mobilitare, al di là dei limitativi vincoli ideologici o di partito, le forze sane e volenterose che pur ci sono, al fine di ricercare nuove strade, per identificare e costruire prospettive innovative e d’avvenire. Occorre, al punto in cui siamo arrivati, che tutti debbano saper agire con il cuore e con il cervello, altrimenti è meglio avere il coraggio di passare la mano ad altri per il bene di Cicciano: non si può stare a guardare e far finta di niente”.