sabato, Novembre 23, 2024
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Camposano: don Aniello Manganiello attacca Saviano

CAMPOSANO- Don Aniello Manganiello contro Roberto Saviano. In un articolo pubblicato su IConfronti.it il sacerdote di Camposano, già parroco di Scampia e Garante del Premio Paolo Borsellino, attacca il giornalista e scrittore autore di “Gomorra” e che ha recentemente dato alle stampe il nuovo romanzo ”La Paranza dei bambini”.  “Mi sono chiesto tante volte il perché di tanto accanimento nei confronti di Napoli e provincia. Perché raccontare solamente il male? Perché vomitare tanto fango sulla città e su parte della regione?”.

“ Riconosco a Saviano il merito di aver raccontato in modo sistematico e chiaro le attività criminali delle organizzazioni malavitose campane,- scrive don Aniello-  ma gli contesto di non aver raccontato il bene che c’è, anche nelle nostre terre. Un grande successo per lo scrittore napoletano, ma generato in gran parte dal fatto che l’opinione pubblica preferisce ciò che alimenta l’adrenalina, le trame violente e criminali. Le storie positive, belle, che raccontano il bene, l’impegno di tanti per partorire una società migliore, il sacrificio di tanti uomini e donne che rischiano ogni giorno per contrastare la cultura camorrista e il degrado nei territori napoletani non riscuotono lo stesso interesse e la stessa attenzione”.

“Caro Saviano,a Scampia ci sono stato come parroco dal 1994 al 2010, e quindi so di cosa parlo, ti dico che non basta raccontare, scrivere libri e fare antimafia da tavolino, non basta la denuncia, ma che occorre lottare per offrire nuove condizioni di vita, bonificare vaste aree, creare posti di lavoro, offrire alternative e diffondere cultura. Caro Saviano, siamo stanchi di questi romanzi, delle produzioni cinematografiche e televisive, ci infastidisce l’uso del termine Gomorra che è il nome di una città biblica, dove prevalgono vizio e violenza e per questo irrecuperabile e quindi distrutta da Dio. E invece vogliamo un’anticamorra delle opere! Anche io sono stato minacciato diverse volte dai Lo Russo, ma ho rifiutato la scorta per amore della mia gente. Non chiedo altrettanto a Saviano, ma un cambio di rotta nel suo modo di raccontare sì. Abbiamo bisogno di testimoni sul campo e non di maestri”.

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