NOLA- (Bianca Bianco) “Assolto per vizio totale di mente”. Pasquale Rubino, il 22enne che la sera del 13 novembre del 2015 aggredì con un’ascia Leandra Romano a Nola, è stato assolto perché incapace di intendere e di volere a causa della sua condizione psichica che, in base all’articolo 88 del codice penale, comporta la “non imputabilità”. Ne è stato già disposto il trasferimento dal carcere di Secondigliano ad un Rems, una “residenza per le esecuzioni delle misure di sicurezza” che sarà scelto dal Ministero della Giustizia nei prossimi giorni. Assolto ma sotto misura di sicurezza perché “socialmente pericoloso”, dunque. La durata della permanenza nella struttura non è stata ancora stabilita ed è legata all’eventuale evolversi della malattia ed all’insindacabile parere dei medici.
Il verdetto pronunciato ieri dal gip Borrelli del Tribunale di Nola era ormai scontato dopo il deposito delle perizie dei consulenti nominati dalla difesa del giovane, rappresentata dall’avvocato Calogero Montalto, e confermate dai periti scelti dal Tribunale. Rapporti medico-psichiatrici che hanno dimostrato il grave disagio psichico del giovane che quella sera non era, secondo i consulenti tecnici, capace di comprendere ciò che stava facendo. La sentenza è arrivata ieri sera in presenza dei familiari di Leandra, assistiti dall’avvocato Giuseppe Montanile, e di quelli di Rubino. Leandra non era in aula.
LA VICENDA– Era il tardo pomeriggio del 13 novembre. La 26enne commercialista di Brusciano appena uscita da lavoro percorreva via Onorevole Napolitano per raggiungere la stazione della Circumvesuviana. Un giubbotto con il cappello ornato di piume, i lunghi capelli ricci sciolti e la spensieratezza di una giornata al termine. Camminava tranquilla quando dal nulla, o quasi, sbucò Pasquale Rubino, giovanissimo ma già noto per i suoi problemi psichici. Il ragazzo, sarà poi ricostruito dalla polizia, la aggredisce alle spalle con un’ascia, la lascia esanime in una pozza di sangue a due passi dai tanti negozi del centro e in una strada trafficata, ancor di più nei giorni della festa di San Felice. Mentre Leandra giace a terra, lui scappa con la sua auto e raggiunge la pizzeria in cui lavora, a pochi chilometri di distanza. In poche ore gli agenti del commissariato di Nola lo identificano ed arrestano. Viene portato prima in carcere poi trasferito nel padiglione del reparto psichiatrico di Secondigliano. Agli inquirenti dirà sempre di non essere il colpevole, di non conoscere la ragazza. Si accerterà invece che è stato lui a colpire. Il movente presunto è assurdo: la somiglianza della giovane Leandra con una persona a lui vicina e che voleva colpire già nei giorni precedenti. Una incredibile e crudele coincidenza. Dal 13 novembre fino a giugno Leandra è stata ricoverata presso un centro specializzato a Telese. I colpi del suo aggressore le hanno reso più difficile muovere una parte del corpo, ma in sette mesi la giovane commercialista recupera e torna a casa. Da allora segue trattamenti in day hospital lunghi e dolorosi, ma sta rinascendo sebbene le ferite di quel giorno saranno sempre sul suo corpo e nel suo animo. Leandra ha assistito alle udienze e atteso il verdetto da casa. Ha dimostrato forza e coraggio per reagire ad un destino che l’ha attesa al varco in una fredda serata di novembre mentre sognava solo di tornare a casa.