Il traffico dati sul cellulare, nel caso delle carte telefoniche ricaricabili, può far lievitare i costi e intaccare il credito spesso senza che l’utente si riesca a dare una spiegazione. E’ quanto accade, secondo quanto emerge da un’indagine dell’Adnkronos, quando chi usa il telefonino non si preoccupa di avere una carta telefonica con un profilo bene individuato che comprende anche la navigazione: è il caso delle tariffe ‘base’ di Tim, Wind e Vodafone. Che all’utente che non abbia letto bene le condizioni possono riservare qualche sorpresa.
In Tim Base e Wind Senza Scatto, la navigazione su internet costa infatti 4 euro al giorno, mentre la tariffa giornaliera della ricaricabile a consumo di Vodafone è di 6 euro al giorno fino al raggiungimento di 1giga. La navigazione e la conseguente tariffazione si attivano automaticamente se l’utente si connette ad un sito internet. Come a dire che l’utente meno attento, puo’ mandare anche solo un messaggio su Whatsapp e vedersi scalare dai 4 ai 6 euro dal suo credito. Tre Italia ha una prepagata base solo telefono e sms, dai costi rispettivamente di 15 cent a sms e 15 cent al minuto di telefonata scatto alla risposta. Internet è attivo di default, si blocca solo togliendo i dati sul telefono e il costo è di 20 centesimi a megabyte senza limiti, se non quello del credito esaurito.
Tuttavia se si possiede un telefonino che non è uno smartphone la connessione non si attiva e di conseguenza si paga solo quello che si consuma in termini di telefonate e sms. Inoltre anche sugli smartphone si puo’ disattivare il servizio se non è richiesto ma anche in questo caso è necessario che l’utente sappia come muoversi.
Se per la prepagata base bisogna fare molta attenzione, anche con le tariffe flat delle prepagate l’utente non puo’ abbassare la guardia: succede infatti che per pochi mega si superino i giga del proprio profilo e a quel punto il credito si esaurisce molto velocemente. Anche in questo caso bisogna leggere con attenzione cosa prevedono le condizioni del profilo, come spiega Valeria Graziussi del Codacons: “La questione – dice – è capire cosa succede quando si oltrepassa la soglia della propria tariffe flat, perché sforando minuti o gigabyte, il credito viene intaccato in maniera più importante in rapporto a quanto si spenderebbe all’interno del piano tariffario flat”.
“Questi costi devono essere scritti nelle condizioni generali del contratto che viene firmato”, sottolinea Graziussi. “Nella maggior parte dei casi vengono riportati, ma il problema – spiega ancora – è che l’utente non legge le condizioni oppure per farlo deve andare sul sito web dell’operatore e in molti non lo fanno”. Come a dire che “ci si informa solo quando il guaio è fatto. Insomma, c’è poca attenzione da parte dei consumatori, ma non c’è nemmeno una comunicazione adeguata da parte dell’operatore”.
Un problema, come osserva Dino Cimaglia dell’Unione Nazionale Consumatori, dovuto al sempre piu’ ampio consumo dei dati dovuto allo sviluppo delle app: “In molti non riescono a rimanere all’interno della quantità di traffico dati contenuto nella tariffa flat. Alcune applicazioni, come quella di Facebook per fare un esempio, nel tempo si è aggiornata con versioni che consumano sempre più dati”, sottolinea. “Per questo consigliamo agli utenti di monitorare il traffico dati delle singole app tramite la funzione apposita sul telefonino. Solo così ci potrà essere un uso consapevole e controllato del traffico dati”, conclude.