venerdì, Novembre 22, 2024
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Strage di Nizza, il racconto: “Un paradiso trasformato in inferno”

Francesco Battaglia è il primo a sinistra
Francesco Battaglia è il primo a sinistra

MUGNANO DEL CARDINALE-  (Bianca Bianco- Il Mattino)- “Credevo di avere trovato il paradiso, mi sono risvegliato all’inferno”. Francesco Battaglia, trentenne di Mugnano, da quattro anni vive e lavora a Nizza. L’altra sera ha aperto le porte del suo locale a decine di persone in lacrime, impaurite e ferite: scappavano dalla morte e dalla folle gincana del camion che ha seminato cadaveri sulla Promenade des Anglais. Occhi atterriti, genitori che supplicavano di tenere al sicuro i loro bambini, voci che imploravano: “Spegnete le luci, non fateci prendere”. Una notte di terrore che Francesco, giovane imprenditore andato ad inseguire la fortuna in Francia, marito di Michela e padre di una bimba di undici mesi, racconta con voce carica di rabbia e dolore. “Non dimenticherò mai quello che è accaduto e la calma che respiriamo già oggi, con i cadaveri ancora in strada, non mi distoglie dalla realtà. Il terrorismo sembrava lontano ma è a due passi da noi”. Giovedì sera Francesco, coi colleghi mugnanesi Carmine ed Aldo, era al lavoro nel suo locale del centro storico nizzardo. Una serata come le altre fino alle ventidue e trenta quando una folla di migliaia di persone si è riversata disperata nei vicoli della Nizza vecchia per scampare alla corsa del tir guidato dal franco- tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’attentatore poi ucciso dalla polizia. Decine di quegli uomini, donne, bimbi in corsa sono entrati nel suo locale urlanti, una scena apocalittica: pochi secondi per capire cosa stesse accadendo, Francesco e i colleghi hanno deciso di abbassare le saracinesche e spegnere tutte le luci mentre un gruppetto si rinchiudeva atterrito nei bagni del bar: “Non sapevamo della strage- racconta-. Pensavano ad una rissa, ad un incidente. Poi i primi racconti su quello che era appena successo sulla Promenade, a cento metri da noi”. “Un’atmosfera assurda- continua-. Le persone ci supplicavano di non aprire le porte, ci chiedevano di tenerle lì con loro al sicuro. Siamo rimasti al buio, tesi, sconvolti. Dopo due ore siamo usciti”. Francesco con Carmine ed Aldo ha  poi raggiunto l’appartamento di un amico al quarto piano di una palazzina del centro, il posto più sicuro, e qui ritrovato “per miracolo” la moglie Michela e la loro bimba. “Abbiamo osservato il passaggio di auto della polizia e dei giudici tutta la notte, un via vai continuo mentre le autorità imponevano il coprifuoco”. Alle quattro del mattino il via libera: Francesco, gli amici e altri cittadini hanno potuto far ritorno a  casa mentre il sole sorgeva sulle spoglie di 84 vittime innocenti. Tutti a piedi con le mani in alto e sotto i mirini dei cecchini della polizia, immagini di guerre lontane che si fatica a proiettare sul luminoso lungomare della Costa Azzurra. “Oggi non siamo riusciti a riaprire il ristorante- spiega Francesco-. Io e Michela siamo genitori e troppi bimbi hanno perso la vita. Non ce la siamo sentita di tornare alla normalità. Eppure la città è tornata a vivere, i ristoranti del centro storico hanno subito riaperto mentre la polizia presidiava ancora la Promenade des Anglais”. Il New Lion’s Bar riaprirà, la vita continuerà a scorrere tra i colorati dedali della Vièia vila, la città antica nel dialetto del posto. Ma qualcosa si è spezzato, travolto dal terrore: “Sono arrivato a Nizza per avere un futuro migliore- confessa Francesco-  ho scelto questa città per fare crescere mia figlia. Finora il terrorismo era un orrore lontano, che si fermava al cuore della Francia, a Parigi, o alle scene di attentati in altre nazioni.  Ora è qui, è entrata in casa nostra, ha seminato morte a venti metri da noi”.

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