domenica, Aprile 6, 2025
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Cerciello (Caritas): “A Nola tanti Vaslav che soffrono. Lui tornerà a casa”

Raffaele Cerciello
Raffaele Cerciello

NOLA (Bianca Bianco)- Gli aggressori di Vaclav Briza sono stati condannati. I tre maggiorenni del gruppo che assalì il clochard la notte del 17 marzo 2015 hanno avuto una condanna pesante a 6 anni ed 8 mesi. I quattro minorenni sono da circa tre mesi in prova presso una struttura della Caritas, e lo saranno ancora per molto. “Giustizia è fatta” secondo alcuni. Di sicuro la sentenza del Tribunale di Nola è l’epilogo di una storia che ha ferito la città, oltre a stravolgere la vita di Vaclav. Il senza tetto oggi vive ancora a Nola, seguito presso uno dei “rifugi” assistenziali della Caritas diocesana, ma medita di tornare in famiglia, dal padre, nella Repubblica Ceca. Ha accolto la sentenza con soddisfazione, ma non ha ancora perdonato. Il suo cammino, non solo quello della riabilitazione, è lungo. Un cammino in cui viene seguito passo passo dalla Curia, dalla Caritas, dalla Comunità di Sant’Egidio che non lo hanno mai lasciato solo anche nell’aula del Tribunale. Vaclav è stato assistito da un avvocato messo a disposizione dalla Curia, che ancora si occupa di lui, come di mille altre persone come lui, per riportarlo ad una vita il più possibile normale. Lo racconta al giornalelocale.it Raffaele Cerciello, vicedirettore della Caritas di Nola.

Direttore Cerciello, la prima richiesta è un commento sulla sentenza contro i tre aggressori di Vaclav 

“Più che commentare una sentenza, come Caritas puntiamo ad estrapolare da essa quei valori educativi e pedagogici su cui fondiamo la nostra missione. Attraverso questa vicenda ed il suo epilogo vorremmo che la comunità si riappropriasse di quei valori come il dialogo e la famiglia che oggi sembrano smarriti. Noi non ci soffermiamo su chi ha errato, ma sull’errore, e partendo da questo estraiamo elementi di insegnamento per tutti, non solo per i giovani. Ciò che importa è la rieducazione”

Come si è comportata la comunità di Nola in questa vicenda?  

“La storia di Vaclav ha avuto il privilegio dell’attenzione mediatica, dunque la comunità, anche sull’onda della visibilità data al caso, ha risposto bene. Ma noi vorremmo che uguale risposta ci fosse anche senza riflettori per i tanti Vaclav che vivono a Nola e che spesso sono guardati con indifferenza. In una società distratta e individualista come la nostra, Vaclav è stato quasi fortunato nella sfortuna perché c’è stato chi ha dato voce alla sua vicenda innescando una grande gara di solidarietà, ma questo atteggiamento va esteso a tutte quelle persone che come lui vivono una condizione di disagio. E sono tantissimi”.

Nella storia di Vaclav ci sono state mancanze da parte delle istituzioni? 

“In questa vicenda ognuno ha fatto la sua parte come doveva, dalla Diocesi ai servizi sociali del Comune di Nola. Ciò non toglie che, per i tanti altri che come Vaclav Briza vivono una situazione di indigenza e sofferenza, tutti possiamo fare sempre di più”.

Che vita conduce oggi Vaclav?  

E’ ancora in carico presso una struttura di Nola ma si sta cercando di dargli una continuità fatta di routine, abitudini, concretezza. Ha manifestato l’intenzione di ricongiungersi alla sua famiglia in Repubblica Ceca e la Caritas sta tenendo conto delle sue prospettive e dei suoi desideri”.

Ha perdonato i suoi assalitori? 

“Il perdono non si acquista né si pretende. E’ un processo lungo. Durante il processo ha rifiutato una proposta risarcitoria che avrebbe diminuito la pena ai suoi aggressori: il perdono non si paga. Io non so se in cuor suo Vaclav ha perdonato chi gli ha fatto del male, di certo il lavoro della Caritas comprende anche l’elaborazione di quello che è accaduto.”.

I ragazzi protagonisti di questa vicenda sono stati puniti in maniera esemplare. I minori con la messa in prova, i maggiorenni con una severa condanna. La Caritas pensa anche al loro percorso?  

“I minorenni sono in prova in una struttura della Caritas a San Giuseppe Vesuviano. Non si sottraggono a nulla. L’espiazione della loro pena passa per il contrappasso: si occupano di persone come Vaclav, l’uomo che hanno aggredito. E hanno negli occhi tutti i giorni le storie di famiglie, anche italiane, anche come le loro, che non ce la fanno e vivono nei dormitori. Ci vorrà molto tempo prima che possano considerare scontata la loro colpa. Per i maggiorenni abbiamo proposto un percorso rieducativo”.

Chi ha vinto e chi ha perso in questa storia? 

“Nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Abbiamo solo posto le basi per tracciare un percorso tra associazioni ed istituzioni che offra alla comunità ed ai giovani occasioni concrete di rieducazione e di legalità. A Nola ci sono tanti Vaclav, spero che la sua vicenda possa aiutarci ad avviare buone pratiche e ci renda tutti meno indifferenti”.

 

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