NOLA- Cosa accade se un visitatore arriva a Nola durante la festa dei gigli e decide di conoscere le altre sue bellezze? Mettiamo che quel giorno decida di fare una capatina al parco archeologico dell’età del bronzo di via Croce del Papa. Rimarrebbe davvero negativamente colpito nel passaggio dall’incanto della ballata allo squallore in cui oggi versa il sito archeologico ormai interrato. L’ex villaggio è chiuso, desolato e lasciato all’incuria nonostante si disse che sarebbe stato al centro di un progetto per far restare comunque tracce della sua importanza storica. Chiusi i cancelli (del resto chi avrebbe voglia di entrare?), erba alta e detriti, sporcizia e desolazione: l’area appare un buco senza senso ai lati di una arteria trafficata. Solo le indicazioni lasciano intuire che si sta parlando di ciò che resta di una delle più grandi scoperte storiche avvenute nel Sud Italia nell’ultimo decennio. La Pompei della Preistoria, come fu ribattezzato, fu scoperta durante dei lavori di scavo di un supermercato; si trattava di un villaggio sepolto dall’eruzione delle Pomici di Avellino avvenuta quattromila anni fa. A causa della falda acquifera sottostante, che lo ha progressivamente allagato e sbriciolato, dopo tante polemiche e lunghi tira e molla, la soprintendenza ha deciso di interrarlo presentando anche il progetto da 600mila euro per la creazione di un parco archeologico riprodotto nei minimi particolari. Al visitatore che oggi arrivi a Nola convinto di andare ad ammirare anche questa riproduzione però, apparirebbe solo un luogo abbandonato e deserto.
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