Baiano (Bianca Bianco- Il Mattino)- Le carabine del Majo non sono veri fucili e si possono utilizzare anche senza porto d’armi. E’ una decisione destinata a far discutere e ad incidere sul futuro della festa più amata a Baiano quella del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Avellino che ha archiviato il procedimento contro due avvocati che furono denunciati nel corso dell’ultima edizione della kermesse baianese perché avevano le tradizionali carabine per accogliere l’arrivo del Majo nonostante il porto d’armi fosse scaduto. I due professionisti, Emanuele Litto ed Antonio Acierno, furono sottoposti a controllo da parte dei carabinieri nel corso del monitoraggio attuato nell’ambito della manifestazione che si svolge ogni anno a Natale e che prevede, tra gli aspetti storicamente salienti, proprio lo sparo di antiche armi. Un tempo le carabine sparavano “davvero”. Oggi si spara a salve per evitare incidenti, ma il rito della celebrazione a colpi di petardi e polvere pirica continua. Alcuni episodi avvenuti negli ultimi anni, tra i quali il ferimento di un ragazzo che partecipava alla festa indossando uno zaino ricolmo di botti, sono stati lo spartiacque nella storia del Majo di Baiano ed hanno indotto l’amministrazione comunale e anche le forze dell’ordine a decidere per un giro di vite nell’utilizzo di materiale esplodente. Un cambiamento che ha diviso non poco i cultori della festa e sfociato a Natale scorso nei controlli dell’Arma. Durante quell’attività furono fermati e poi denunciati i due avvocati che avevano sparato a salve con antiche carabine, pezzi più da collezione che vere e proprie armi. Nel decreto di archiviazione il giudice sottolinea come “le repliche di armi antiche ad avancarica di modelli anteriori al 1890 a colpo singolo non vanno considerate armi comuni da sparo e quindi non sono soggette a tutti gli obblighi relativi quale denuncia e porto d’armi”. Archiviato il procedimento penale nei confronti dei due legali, assistiti dagli avvocati Giuseppe Macario ed Antonio Falconieri, è stata definita positivamente anche la questione relativa al sequestro della carabina. I giudici della sezione penale di Avellino, presieduta da Eva Troiano, hanno infatti stabilito che l’arma sequestrata ad Emanuele Litto gli sia restituita perché sebbene non avesse un valido porto d’armi perché appena scaduto “era autorizzato a portare la carabina sui luoghi dei festeggiamenti” ed a “sparare a salve in pubblico” con provvedimento del sindaco ed in quanto membro di una associazione a sua volta autorizzata dal questore di Avellino all’utilizzo delle carabine. In particolare, sottolinea la difesa di Litto, in un passaggio i giudici sottolineano come “non si ravvisa fumus di alcun reato non potendosi nemmeno definire arma un fucile ad avancarica data la sua vetustà”. Parole che, inserite nel contesto di una festa amatissima e di una tradizione che molti difendono con i denti (compresa quella degli spari), farà discutere e non poco.