Era stato licenziato per un furto da tre euro, perché aveva messo in tasca delle viti mentre metteva a posto gli scaffali. La Cassazione lo ha rintegrato nel suo posto di lavoro dopo quattro anni di battaglie nelle aule di tribunale. E’ la storia di Vito M., dipendente dell’Auchan che fu licenziato dall’azienda di distribuzione francese nel 2012 per un presunto furto. L’uomo era colpevole di non aver pagato in cassa alcune vitarelle tonde il cui valore non ammontava nemmeno a tre euro. Già in primo e secondo grado l’azienda d’Oltralpe aveva ottenuto sentenze sfavorevoli dai giudici, ora arriva quella definitiva del terzo grado di giudizio. La Cassazione ha dichiarato eccessivo il licenziamento del lavoratore, all’epoca dei fatti caporeparto, ed ha condannato Auchan a pagare 3600 euro di spese processuali.  Secondo la Suprema Corte, non è giusto punire con il licenziamento il dipendente che, non si sa nemmeno bene se per il riflesso condizionato di mettere a posto gli scaffali o per sue necessità personali, si mette in tasca alcune rondelline metalliche, di quelle per fissare le viti, del valore complessivo di 2 euro e novanta centesimi.