domenica, Novembre 24, 2024
spot_img
spot_img
spot_img

I PIÙ LETTI DELLA SETTIMANA

ARTICOLI CORRELATI

Garlasco, la Cassazione conferma la condanna a 16 anni per Alberto Stasi

La Cassazione ha reso definitiva la condanna nei confronti di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007. In particolare la V Sezione Penale, dopo appena poche ore di camera di consiglio, ha respinto sia il ricorso di Stasi che quello della Procura generale di Milano che chiedeva una condanna a 30 anni di reclusione contestando al giovane anche la crudeltà dell’omicidio. Con questa decisione, la Suprema Corte ha messo la parola fine a una vicenda giudiziaria iniziata 8 anni fa e ha convalidato la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Milano del dicembre del 2014 che aveva condannato Stasi a 16 anni di reclusione. “Giustizia è stata fatta” ha detto Rita Preda, la mamma di Chiara Poggi. “Alberto per me era quasi come un figlio”, è stata “una tragedia per due famiglie”. “La sentenza della Cassazione è allucinante. Non si mette una persona in carcere senza una prova certa” l’amaro commento della difesa di Stasi. Alberto, come aveva spiegato il suo difensore Angelo Giarda, a questo punto si costituirà spontaneamente ma Fabio Giarda, difensore di Stasi insieme al padre Angelo, all’uscita della Cassazione sottolinea: “Prendiamo atto della decisione ma Alberto andrà in carcere senza una prova certa e con una sentenza che è completamente illogica come aveva denunciato il sostituto procuratore generale della Cassazione ieri nella sua requisitoria”. La Cassazione, convalidando la condanna di Alberto Stasi, ha completamente disatteso le richieste della Procura Generale della Cassazione che aveva chiesto di annullare la condanna nel caso la Corte avesse ritenuto che non c’erano “prove certe al di là di ogni ragionevole dubbio” a carico di Stasi o, viceversa, di accogliere la richiesta della Procura di Milano che chiedeva 30 anni per Stasi con le aggravanti della crudeltà e della premeditazione qualora avessero ritenuto che le prove contro Stasi fossero “oltre ogni ragionevole dubbio”. A detta della Procura, in ogni caso, ci sarebbero stati elementi sufficienti per annullare senza rinvio la sentenza di condanna poiché la sentenza d’appello bis aveva “travisato le risultanze processuali”. La Quinta sezione penale di piazza Cavour ha invece ritenuto di convalidare il giudizio dell’appello bis, condannando Stasi a 16 anni di reclusione. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni, ma è evidente che gli ‘ermellini’ rigettando sia il ricorso di Stasi che chiedeva l’assoluzione, sia quello della Procura milanese, che chiedeva il massimo della pena per chi ha scelto il rito abbreviato (30 anni), hanno ritenuto che la sentenza del dicembre 2014 fosse “priva di illogicità” e “ben motivata”. Nell’appello bis i giudici milanesi hanno accertato come prove a carico del commercialista 32enne sia le impronte sul dispenser portasapone nel bagno dei Poggi, sia il dna trovato sui pedali della bicicletta sequestrata. Inoltre, la Corte d’Assise d’Appello di Milano, due anni fa, ha ritenuto che Alberto avesse “fornito un alibi che non lo elimina dalla scena del crimine”, oltre al fatto che, “come l’assassino, calza scarpe numero 42”. (adnkronos)

I PIÙ POPOLARI

This site is protected by wp-copyrightpro.com