RAGUSA – Loris Stival sarebbe morto mentre giocava con le fascette elettriche che lo hanno strangolato. E’ la versione della madre, Veronica Panarello, accusata di avere ucciso il figlio di 8 anni, Loris Stival, il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina. Per la Panarello sarebbe stato un “incidente” avvenuto dopo che lei era tornata a casa, dopo avere accompagnato a scuola il figlio più piccolo. Ieri Veronica Panarello è stata in procura a Ragusa per essere di nuovo ascoltata dopo dopo il sopraluoghi a Santa Croce Venerina e nella strada per il Castello di Donnafugata alla ricerca dello zainetto del figlio. “L’ho portato nel canalone – ha detto – ma non l’ho ucciso”. “C’è un sopralluogo in corso dopo nuove dichiarazioni rese dall’imputata, che sono coperte da segreto istruttorio e che saranno riversate al Gup nell’ambito dell’udienza per la richiesta del suo rinvio a giudizio”, fissata per giovedì prossimo. Lo ha detto il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, sugli sviluppi dell’inchiesta. La donna, accompagnata dal suo legale, l’avvocato Francesco Villardita, da polizia di Stato, squadra mobile e carabinieri, ha compiuto dei sopralluoghi nel posto dove sarebbe stato gettato lo zaino del bambino, nel canalone di contrada Mulino Vecchio, dove è stato trovato il cadavere del piccolo Loris, e nella loro abitazione.
La Cassazione: ‘molto probabile che sia stata lei’
La custodia in carcere di Veronica Panarello deve essere mantenuta perchè si basa “su una coerente analisi critica degli elementi indizianti e sulla loro coordinazione in un organico quadro che appare dotata di adeguata plausibilità logica e giuridica nell’attribuzione a detti elementi del requisito della gravità nel senso della conducenza con elevato grado di probabilità della responsabilità dell’indagata per l’omicidio”: è quanto scrive la Cassazione nelle sue motivazioni depositate oggi. Ad avviso dei giudici della Prima sezione penale della Suprema Corte – che oggi hanno depositato la sentenza 45647 relativa all’udienza dello scorso 29 maggio che ha respinto il ricorso della Panarello contro il carcere – i magistrati del riesame di Catania, con ordinanza del 3 gennaio 2015, hanno correttamente convalidato la misura cautelare per i “gravi indizi di colpevolezza” a carico della donna. Secondo i supremi giudici, tra gli elementi a carico della madre di Loris – che nei giorni scorsi ha detto al pm Marco Rota di non aver accompagnato il figlio a scuola il giorno del delitto, avvenuto il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina nel ragusano – ci sono “gli spostamenti dell’indagata accertati tramite le videoriprese delle telecamere pubbliche e private”, “il mancato arrivo a scuola del bambino mentre l’indagata ha continuato ad affermare di avere accompagnato a scuola Loris”, “la localizzazione della Panarello tra le ore 9,25 e le ore 9,36 di quella mattina in zona prossima a quella in cui e’ stato trovato il cadavere, successivamente giustificata con il percorso fatto per buttare l’immondizia, benché fosse in direzione opposta a quella per Donnafugata, luogo dove la donna si doveva recare”. Ulteriori elementi indizianti sono, prosegue la Cassazione, “il ritrovamento a casa dell’indagata di fascette di plastica del tipo di quella utilizzata per strangolare il bambino che la donna aveva giustificato sostenendo che il figlio le aveva portate in classe perché servivano per fare esperimenti, circostanza smentita dalle insegnanti”. E poi, – prosegue il verdetto della Cassazione, articolato in diciassette pagine – “le menzogne dell’indagata nella ricostruzione dei suoi spostamenti”, e “il fatto di non aver contattato il marito una volta resasi conto della scomparsa del figlio”.