NAPOLI – In Campania più di un adolescente su tre non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e uno su 4 in lettura. Il 72% degli alunni di 15 anni frequenta scuole con infrastrutture insufficienti a garantire la qualità dell’apprendimento. Solo il 3% dei bambini va al nido. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto “Illuminiamo il futuro 2030 – Obiettivi per liberare i bambini dalla Povertà Educativa”, realizzato da Save the Children. A supporto dei bambini e adolescenti in condizioni di deprivazione socio-culturale, Save the Children ha aperto tredici Punti Luce in 8 regioni, di cui 2 a Napoli nei quartieri Sanità e Barra che finora hanno coinvolto rispettivamente 190 e 250 minori in attività culturali, sportive, creative, ludiche. La povertà educativa, cioè la mancanza delle competenze necessarie per uno sviluppo adeguato e per farsi strada nella vita, è una mina innescata sul futuro di migliaia di bambini e adolescenti campani. Più di 1 quindicenne su 3 è sotto la soglia minima di competenze in matematica e 1 su 4 in lettura, percentuale che fra gli adolescenti del Sud che vivono in famiglie più svantaggiate raggiunge rispettivamente il 44,2% e il 34,5%: povertà economica e povertà educativa infatti si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione. D’altra parte, notevoli sono le carenze di servizi e opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche: in Campania, solo il 3% dei bambini tra 0 e 2 anni riesce ad andare al nido o usufruire di servizi integrativi, l’89% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il l’84% dei minori non accede ad una serie di attività ricreative, sportive, formative e culturali. In particolare, il 66,7% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, l’80% non ha visitato un sito archeologico e il 75,6% un museo, il 70,6% non ha svolto alcuna attività sportiva. “I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita”, sottolinea Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, l’organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e a tutelare i loro diritti. “La povertà educativa risulta più intensa nelle fasce di popolazione più disagiate – non dimentichiamo che in Campania un minore su 5 vive in condizioni di povertà estrema – e aggrava e consolida, come in un circolo vizioso, le condizioni di svantaggio e di impoverimento già presenti nel nucleo familiare. È per questo che abbiamo deciso di affrontare la sfida e ci siamo dati 3 grandi obiettivi sui quali impegnarci in prima persona, chiamando all’azione tutte le forze sociali e istituzionali che operano a tutela dell’infanzia per restituire un futuro ai giovani”. L’analisi contenuta nel Rapporto indica che una maggiore offerta di servizi educativi di qualità determina minore povertà educativa: in Italia, i ragazzi provenienti da famiglie povere ma che hanno frequentato almeno un anno di scuola dell’infanzia superano i livelli minimi di competenze sia in matematica che in lettura a differenza dei coetanei che non hanno avuto questa possibilità. L’offerta di qualità si misura anche sul numero delle classi che garantiscono il tempo pieno e sulla disponibilità del servizio di mensa, fattore importante per promuovere le competenze cognitive e non cognitive, assente nel 51% delle scuole campane. Anche le caratteristiche della scuola frequentata, come la qualità delle infrastrutture, la connessione ad internet, la partecipazione ad attività extracurriculari, sono correlate all’incidenza della povertà educativa. Il Rapporto rileva che in Italia il 45% dei ragazzi che hanno aule con connessioni internet carenti non raggiunge le competenze minime in matematica e il 41% in lettura, percentuale che scende a 43% e 28% se le scuole sono ben connesse. In Campania la percentuale di aule non connesse raggiunge il 27%, e il 72% degli alunni di 15 anni frequenta scuole con infrastrutture insufficienti. Nel Rapporto viene anche evidenziata l’importanza delle attività extracurricolari per attivare percorsi di recupero nei minori più svantaggiati. C’è, infatti, una correlazione positiva tra la partecipazione ad attività sportive, musicali, di volontariato e l’incidenza della povertà educativa. Tuttavia in Campania l’84% degli alunni di 15 anni frequenta scuole che non prevedono attività extracurricolari. Differenze consistenti si notano tra i ragazzi che svolgono attività sportive e chi non può permettersele: il 52% degli adolescenti italiani che non fa sport non aggiunge le competenze minime in matematica e il 43% in lettura, contro il 35% e il 29% dei coetanei che lo pratica. Stesso discorso vale per le ragazze: chi fa sport mostra in media risultati significativamente più elevati in matematica. Quanto all’abitudine di leggere libri, il 48% dei ragazzi che hanno meno di 10 libri a casa non raggiunge i livelli minimi in matematica e il 42% in lettura, percentuale quasi doppia rispetto a chi può fare affidamento su più di 25 libri (26% e 22%). D’altra parte, i dati mostrano che i ragazzi che vivono in famiglie svantaggiate ma con una disponibilità tra 11 e 25 libri superano la soglia minima di competenze in lettura.