Buone notizie per i pensionati. Oggi è il D-day dei rimborsi. Arrivano gli assegni con gli arretrati. Oggi i pensionati italiani inizieranno infatti ad incassare le somme dovute per la rivalutazione delle pensioni sancita dalla sentenza della Consulta e recepita con decreto legge del Governo Renzi. Il rimborso degli arretrati, scattato formalmente il primo agosto, non sarà però per tutti. Ecco un esempio di calcolo tratto da una circolare dell’Inps. Le pensioni superiori a 3 volte il minimo e pari o inferiori a 4 volte il minimo, fino dunque a 1500 euro, percepiranno dal 1 agosto una rivalutazione complessiva una tantum – calcolando gli arretrati 2012-2015 – di 796,27 euro. In particolare saranno restituiti 210,6 euro per il 2012 e 447,2 per il 2013. Per il 2014 e 2015, invece, la restituzione sarà pari rispettivamente a 89,96 euro e 48,51 euro. La portata degli arretrati in arrivo fa storcere però il naso a molti. Tra questi, la Cgia di Mestre: “Con la sentenza della Consulta avvenuta nei mesi scorsi che ha bocciato la mancata rivalutazione – dichiara Paolo Zabeo, della Cgia – il governo Renzi ha deciso di restituire solo 2,1 miliardi di euro. Pertanto, ai circa 4,5 milioni di pensionati interessati, l’Inps erogherà solo il 12,4% di quanto dovuto”. Soldi, ricordano dalla Cgia, che saranno liquidati oggi (lunedì 3 agosto) in un’unica tranche. Dalla Cgia fanno sapere che i pensionati interessati da questa operazione sono coloro che nel 2012 percepivano un assegno mensile lordo compreso tra i 1.406 e i 2.895 euro. Vale a dire quelli che attualmente ricevono dall’Inps una pensione mensile netta che oscilla tra i 1.200 e 2.000 euro circa. Gli arretrati che incasseranno oggi oscillano tra i 263 e i 601 euro. La Cgia ricorda che nel biennio 2012-2013 le pensioni di ammontare superiore a tre volte il minimo non sono state rivalutate. La norma, contenuta nel dl ‘Salva Italia’ (6 dicembre 2011 n° 201), aveva stabilito la mancata rivalutazione. La Corte Costituzionale, con la sentenza n° 70 del 10 marzo-30 aprile 2015, ha stabilito che “sotto il profilo della proporzionalità e dell’adeguatezza del trattamento pensionistico si siano valicati i limiti della ragionevolezza, determinando un pregiudizio per il potere di acquisto dei pensionati”. Pertanto, il governo Renzi ha disposto la restituzione di una parte della mancata rivalutazione. Interessati al recupero della mancata rivalutazione sono i pensionati con trattamento pensionistico compreso tra le tre e le sei volte il trattamento minimo Inps. Si ricorda che il dl ‘Salva Italia’ faceva salva la rivalutazione al 100% delle pensioni sino a tre volte il minimo Inps. In particolare, la restituzione della mancata rivalutazione relativa agli anni 2012 e 2013 sarà limitata: al 40% per i trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo Inps e sino a quattro volte il predetto trattamento; al 20% per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps e sino a cinque volte il predetto trattamento; al 10% per i trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il minimo Inps e sino a sei volte il predetto trattamento. Nulla è restituito alle pensioni di importo elevato (oltre 6 volte il trattamento minimo). Sebbene il blocco della rivalutazione delle pensioni abbia interessato solo gli anni 2012 e 2013, esso ha danneggiato i pensionati con trattamento superiore a 3 volte il minimo anche per gli anni successivi, avverte la Cgia. Infatti, il calcolo dell’adeguamento all’inflazione dal 2014 in poi è avvenuto su un importo più basso, poiché non indicizzato per due anni. Con il dl 65/2015 il governo ha deciso di risarcire parzialmente anche questo ‘danno’, sottolinea: per gli anni 2014 e 2015 ha deciso di riconoscere il 20% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013; dal 2016 calcolerà le pensioni aumentandole del 50% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013. (adnkronos)