venerdì, Novembre 22, 2024
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Rapinato e seviziato, notte choc per un 56enne: arrestati aguzzini

Giovanni Simeoli
Giovanni Simeoli
Luigi Vallefuoco
Luigi Vallefuoco

VARCATURO- Minacciato con una pistola e poi picchiato, seviziato con una roncola e costretto a stare seduto per ore legato a una sedia, legato mani e piedi e imbavagliato con nastro adesivo da imballaggio, impossibilitato a far qualsiasi movimento o reazione, perfino a parlare, tant’è che nei confronti dei presunti autori della rapina con sequestro di persona individuati dai carabinieri, i pm della Direzione distrettuale antimafia partenopea hanno ipotizzato l’aggravante dell’aver agito con sevizie e crudeltà.

È la disavventura di un 56enne che abita in una casetta situata nelle campagne di Varcaturo, nel napoletano, aggredito la sera dell’8 giugno da 2 malfattori che erano alla caccia delle sue armi e dei suoi averi, ma che non sapevano che i 6 fucili e la pistola non erano più da qualche tempo nella disponibilità della loro vittima. Tanto da torturare l’uomo fino allo stremo per ottenere le indicazioni sul nascondiglio delle armi.
Riuscito a liberarsi dopo alcune ore il malcapitato ha telefonato al 112 chiedendo aiuto, riuscendo a malapena a dare le indicazioni necessarie per raggiungerlo, prestargli aiuto e avviare le prime indagini.

A partire dall’intervento sul posto i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Napoli hanno identificato e poi sottoposto a fermo del pubblico ministero emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia 2 persone: Giovanni Simeoli, 40 anni, residente a Marano  e ritenuto dagli inquirenti presunto contiguo al clan camorristico dei “Polverino” operante nell’hinterland a Nord del capoluogo campano nonché il suo complice, Luigi Vallefuoco, 55 anni, residente a Napoli, che ha operato da basista sebbene fosse ai domiciliari. All’atto dell’arresto a casa del Simioli, nascosta in una dispensa, i militari hanno trovato una pistola risultata oggetto di furto commesso nel napoletano lo scorso due giugno. I militari sono riusciti a ricostruire i ruoli di entrambi gli indagati e a rinvenire e sequestrare alcuni degli strumenti di tortura usati dai malfattori.

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