NOLA- I Carabinieri della Stazione di Carbonara di Nola hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza e della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi di imprese emessa dal Gip presso il Tribunale di Nola, nei confronti di: Saverio Esposito, nato a Nola, 59 anni; Pasquale Manzo, nato a Lettere, 47 anni; soci e co-amministratori di una impresa agricola con sede a San Gennaro Vesuviano. Nei loro confronti è stato altresì disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni nella loro disponibilità per 1.021.323,31 euro. Le misure sono state emesse a conclusione di una complessa ed articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Nola e condotta dai carabinieri con la preziosa collaborazione del personale ispettivo della Filiale Inps di Nola, avviata all’inizio dello scorso anno, che ha riguardato un consistente gruppo di persone (393 indagati), coinvolte a vario titolo nei reati di truffa aggravata in danno dello Stato e contraffazione di documenti al fine di determinare il rilascio del permesso di soggiorno perpetrati mediante l’assunzione di finti braccianti agricoli finalizzata all’indebito conseguimento di prestazioni l’evidenziali ed assistenziali (indennità di maternità, malattia, disoccupazione ed assegni famigliari), in danno dell’INPS, nonché, nel caso di 98 lavoratori extracomunitari, a consentire il rilascio del permesso di soggiorno. Dall’ indagine, che ha tratto origine da un accertamento d’iniziativa effettuato dai Carabinieri di Carbonara di Nola nell’ambito dell’attività di contrasto al fenomeno del lavoro sommerso, è anche emerso il coinvolgimento di due funzionari dell’ INPS (uno dei quali è attualmente in pensione) che, omettendo di effettuare i previsti controlli e adottando provvedimenti di approvazione, hanno agevolato la commissione dei reati per i quali si procede. L’attività investigativa consentiva di appurare che, nel corso degli anni, la ditta in questione aveva comunicato all’INPS l’assunzione di un numero di braccianti sproporzionato rispetto al fabbisogno calcolato sulla base dei dati comunicati nelle denunce aziendali in particolare nel 2009, il numero di giornate lavorative comunicate all’INPS è risultato cinquanta volte superiore a quello autorizzato. Alla stregua di quanto dichiarato dai titolari dell’azienda nel corso degli anni, sarebbero state corrisposte somme a titolo di retribuzione per un ammontare di circa 2 milioni di euro, per le quali, però non sono mai stati versati i contributi previdenziali, quantificabili in oltre 500.000 euro. In tal modo l’ente previdenziale è stato comunque obbligato, per l’operatività del principio dell’automaticità delle prestazioni ad erogare sussidi per un importo complessivo pari alla somma per cui si è proceduto al sequestro preventivo (oltre 1 mln di euro). E’stato inoltre provata l’artificiosità delle dichiarazioni fornite nel corso degli anni dagli amministratori , in particolare è stato appurato che le particelle catastali destinate allo svolgimento dell’attività aziendale corrispondevano a terreni incolti o comunque improduttivi, poiché destinati ad altro uso , come ad esempio un parcheggio per autocarri, una depositeria giudiziaria, superfici edificate e addiritlura. nel caso più eclatallte, ull’area situata a Palma Campania, denominata Cava d’Ascoli, già sottoposta a sequestro penale, poiché adibita a discarica e tristemente nota in quanto proprio lì era stato sepolto il cadavere dcll’imprenditore palmese Antonio Ferrara. In numerosi casi. i fondi dichiarati nelle denunce aziendali sono risultati appartenenti ad ignari proprietari inconsapevoli del fatto che quei terreni erano stati dichiarati in locazione all’azienda.