Questa è una di quelle giornate che definire strana è poco. Alle 7 del mattino viene annunciata per le 11 una conferenza stampa su uno degli episodi recenti più gravi della storia di Nola, il pestaggio del senzatetto Vaslav. Alle 10.26 viene annullata. Alle 11,30 arriva un comunicato della Procura sulla vicenda, alle 12 ne arriva un altro. Alle 14, dopo una mattinata infernale, riusciamo finalmente a scrivere i nomi di chi la notte del 17 marzo ha massacrato di botte Vaslav. Alle 14,30 respiriamo: siamo giunti alla conclusione di una storia di cui abbiamo scritto solo noi, con dettagli e particolari rivelatisi concreti e veritieri. Siamo costernati come tutti per la ricostruzione della serata di follia di questi cinque ragazzi “normali” ma convinti che Vaslav abbia avuto- per il momento- giustizia. Alle 16 però qualcosa cambia. Assistiamo all’ondata di fango sulla nostra testata rea di avere scritto ciò che la procura afferma e ciò che tutti i colleghi giornalisti riportano. Ovvero la nota della Procura in cui si legge che “La ricostruzione dell’episodio impone di constatare l’assenza di causali di odio razziale ma invece motivazioni futili di gratuite esplosioni di violenza collettiva, nonché l’oggettivo coinvolgimento di calciatori ed appartenenti a tifoserie ultras della locale squadra di calcio, Nola 1925, attualmente partecipante al campionato per il girone di Promozione”. Nel giro di 9 ore non sono più i cinque aggressori sul banco degli imputati del tribunale del web. Lo siamo noi, i giornalisti, per avere detto quello che tutti sanno. Quello che tutti mormorano da giorni. Quello che la procura riporta. E’ la fine di una giornata strana. Davvero strana. Come è strana, certe volte, questa parte di mondo.