NOLA- L’ex assessore all’urbanistica Gianpaolo De Angelis è stato ascoltato ieri dal giudice per le indagini preliminari Egle Pila che ha firmato l’ordinanza di arresto nei suo confronti e nei confronti di altri indagati nell’inchiesta “Breccia” della Procura di Napoli. De Angelis, arrestato perché ritenuto dagli inquirenti socio occulto della Gifra di Giovanni Fabbrocino, figlio del boss Mario, non si è avvalso della facoltà di non rispondere ed ha fatto delle dichiarazioni dinanzi al giudice che ha però confermato la misura della detenzione in carcere.
Il ruolo dell’ex assessore all’Urbanistica è stato tratteggiato nell’ordinanza attraverso una serie di intercettazioni della sua utenza telefonica. Secondo quanto scritto dal pm Pila, De Angelis era “ intraneo ad ambienti e dinamiche tipici della criminalità organizzata” perché intratteneva, scrivono sempre gli inquirenti, rapporti con “imprenditori contigui al clan Cava”, presentando offerte di acquisto concertate con gli stessi, utilizzate per turbare la libertà di pubblici incanti e favorire l’aggiudicazione ad imprese direttamente controllate dalla criminalità organizzata. Inoltre da socio, nel 2007, di un’altra società, avrebbe avuto contatti sempre con i Cava, mentre da titolare di alcune quote di altra società sarebbe stato vicino ad esponenti fiancheggiatori del clan Di Domenico.
De Angelis, si legge negli atti, “appare persona molto attiva dal punto di vista imprenditoriale, tant’è che i suoi interessi spaziano in numerosi settori: egli è titolare di partecipazioni in attività imprenditoriali aventi ad oggetto l’intermediazione immobiliare ovvero l’edilizia, ma i suoi interessi s’estendono anche ad altri settori, come la mediazione creditizia, il commercio di occhiali e, l’istruzione e la formazione scolastica dell’infanzia e primaria”. Ma soprattutto deteneva il 50% del capitale sociale della Gifra srl (la società di Giovanni Fabbrocino) che “oltre a conseguire ingenti illeciti profitti, ha utilizzato l’azienda per continuare ad esercitare il controllo del territorio e, più in particolare, della lucrosissima attività edilizia del comprensorio vesuviano”. La possibilità di disporre di una società operante nel settore della produzione e commercializzazione del calcestruzzo ha permesso al clan di occultare facilmente le pretese estorsive perpetrate mediante l’imposizione delle forniture.
Sul conto dell’ex assessore, continua l’ordinanza, stati acquisiti elementi che ne hanno comprovato il ruolo di “consapevole e compiacente prestanome” per conto di Giovanni Fabbrocino pur disinteressandosi degli affari della Gifra e non presentandoisi quasi mai negli uffici: “ha infatti partecipato marginalmente al governo dell’azienda ed è stato occasionalmente convocato solo per discutere, sotto le direttive ed il coordinamento di Giovanni Prevete (uno degli arrestati ndr) , proposte di modifica dell’assetto societario ovvero problematiche connesse ai rapporti finanziari pendenti con acquirenti”.