AVELLA- (Bianca Bianco- Il Mattino)- Tenuti per ore sotto scacco con una pistola puntata contro. La lunga e terribile notte di tre imprenditori avellani si è conclusa solo quando sono tornati a casa sani e salvi. Prima però, mentre erano sotto la minaccia dell’arma, hanno temuto il peggio. A svelare l’ennesimo tentativo di infiltrazione della criminalità negli appalti pubblici in Irpinia è stata la Direzione distrettuale antimafia che ha sottoposto a fermo gli autori del sequestro dei tre imprenditori, padre e due figli. I fermati sono Girolamo Miele, 52 anni, ed Antonio Guerriero, 57, entrambi residenti ad Avella. I due, secondo l’Antimafia, avrebbero orchestrato e messo in atto il piano per convincere i titolari di una ditta che gestisce i lavori per la mitigazione del rischio idrogeologico del torrente Gaudio Sciminaro, a cedere loro il subappalto delle opere. Un progetto diabolico. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dieci giorni fa avrebbero attirato in trappola gli imprenditori, li avrebbero tenuti segregati per alcune ore in un locale nel Baianese e li avrebbero minacciati di morte puntando loro la pistola ed impedendo ogni movimento. “Il primo che si alza muore per primo- urlavano ai malcapitati mentre stringevano loro i polsi con fascette di plastica- Se non volete morire fate i bravi”. Uno stillicidio di minacce che ha terrorizzato gli imprenditori, in particolare il padre, anziano, per il quale i figli imploravano quasi pietà agli aggressori (“Ho paura che a papà venga qualcosa” sussurra uno di loro). La lunga notte si è poi conclusa con il ritorno a casa, senza ferite, delle tre vittime. Gli aguzzini, però, non sapevano che ad ascoltare movimenti, frasi aggressive, intimidazioni, c’erano le cimici piazzate dagli investigatori che hanno registrato ogni drammatico minuto. Intercettazioni che li hanno incastrati. Ieri mattina, i carabinieri del Comando provinciale di Avellino, coordinati dal pm dell’Antimafia Francesco Soviero e dal sostituto procuratore Borrelli di Avellino, hanno eseguito i decreti di fermo nei confronti di Miele e Guerriero con l’accusa di sequestro di persona a fini estorsivi aggravato dalle modalità mafiose. Nel corso delle perquisizioni è scattato anche l’arresto in flagranza perché sono stati trovati con indosso tre pistole con proiettile in canna e triplo caricatore. Miele e Guerriero, secondo l’Antimafia, avrebbero messo in piedi il sequestro per ottenere il subappalto di alcune opere collegate ai lavori di mitigazione del rischio idrogeologico in atto presso il torrente Gaudio Sciminaro. Lavori per cui sono stati stanziati di recente dalla Regione 1,7 milioni di euro proprio per la messa in sicurezza del corso d’acqua che rientra nella canalizzazione di epoca borbonica dei Regi Lagni. Il sindaco di Avella Domenico Biancardi si è detto “grato per il grande lavoro della magistratura. Attendo venga fatta completa chiarezza, intanto ringrazio le forze dell’ordine che si spendono tanto sul nostro territorio”. Un territorio sempre più oltraggiato dai tentativi di illecita influenza di chi vuole turbare gli appalti. Basta ricordare quanto avvenuto nella vicina Marzano di Nola, nel Vallo di Lauro, dove cinque persone sono finite agli arresti proprio per una vicenda di minacce ad amministratori ed imprenditori per ottenere appalti in opere pubbliche, anche in quel caso riguardanti la mitigazione del dissesto idrogeologico. Una “torta”, quella dei fondi pubblici, che il crimine è sempre più desideroso di dividersi.