OTTAVIANO- La sfortuna di avere un nome simile a quello di una persona arrestata. E di incappare in giornalisti che non verificano e prendono a piene mani dai social. La doppia sfortuna è capitata ad un uomo residente in Veneto che ha il nome simile a quello di uno dei rapinatori di Ottaviano, uno dei carabinieri di stanza a Mestre presso il “Battaglione Veneto” considerato dalla Procura di Nola uno dei banditi che ieri ha assaltato il supermercato Etè di Ottavaino seminando il panico e lasciando una lunga scia di sangue (un morto, il proprietario del negozio, e 6 feriti).
L’incolpevole omonimo è stato tirato in ballo in alcuni articoli. E’ bastato cercare il nome del rapinatore, ‘verificare’ (si fa per dire) la provenienza della persona, guardare qualche foto, per arrivare alla deduzione che si trattasse del malvivente. Peccato che esistono le omonimie e che Facebook non è il verbo incarnato. Anzi.
E così il povero utente facebook si è trovato trascinato in una pubblica gogna prima di comprendere che c’era chi lo aveva scambiato per il vero rapinatore. Ha deciso così di chiarire con un post in cui scrive una cosa davvero molto saggia: “Chi è in difficoltà come me rispetta la legge, chi fa il carabiniere invece…”. Come dargli torto?
Una cosa però ci permettiamo di dirla, approfittando del clamore che questa tragica vicenda di cronaca ha mosso. Il giornalismo non si fa su Facebook. Si può fare anche grazie alle tante notizie che ogni giorno si intercettano sul social (per esempio questa di cui scriviamo adesso..). Ma non solo con quelle. E se si sa ravanare solo il web alla ricerca dello spunto per un articolo, che almeno si abbia la professionalità (e la serietà) di verificare. Sempre.