QUINDICI- Il figlio del boss chiede di lavorare nella villa confiscata alla camorra. Per la precisione al clan rivale di quello comandato dal padre. Una storia da romanzo, eppure realmente accaduta in questi giorni a Quindici, dove l’associazione “Libera” esulta perché la presenza del ragazzo nella lista degli aspiranti dipendenti del maglificio che sorgerà nell’ex villa bunker del clan Graziano in fondo è una bella vittoria.
A raccontarla al quotidiano “la Repubblica” è lo stesso referente dell’associazione per l’Irpinia, Marco Cillo. Tra le 143 domande pervenute da parte di ragazzi che vorrebbero lavorare nel maglificio “Centoquindici passi” che sorgerà nella casa dei Graziano, camorristi del vallo di Lauro, c’è Raffaele Cava, figlio del numero due del sodalizio Antonio cava, detto ndò ndò, in carcere per camorra, omicidio ed estorsione, cugino di Biagino Cava. Un ragazzo incensurato e che si sta avvicinando all’associazione “Libera”. I candidati da scegliere sono solo sei, Raffaele cava potrebbe non avere i requisiti. La sua volontà di lavorare in quel luogo simbolo della faida che per anni ha insanguinato il Vallo ed ha mietuto vittime nella sua famiglia e in quella rivale dei Graziano, però, è un segno importante dei cambiamenti in atto in quella terra.