giovedì, Gennaio 2, 2025
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Operaie morte dopo incendio materassificio, imprenditore in manette dopo latitanza

Biagio Maceri
Biagio Maceri

SALERNO- Oggi, alle prime luci dell’alba, a Tortora (Cosenza), in contrada Carro, una zona montuosa ed impervia dell’entroterra della provincia di Cosenza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Salerno e il personale della Compagnia di Sala Consilina – a conclusione di un’articolata e complessa attività d’indagine che per mesi ha portato i Carabinieri a passare a setaccio tutto il Vallo di Diano, buona parte del Cilento e le montagne che dalla Campania conducono nella provincia di Cosenza – hanno scovato Biagio Maceri, nascosto nell’annesso rustico di un casolare riconducibile ad un familiare.

Maceri, 45enne imprenditore originario di Tortora, proprietario della fabbrica dimaterassi “Bimal.tex S.r.l.” con sede a Montesano sulla Marcellana, si era reso irreperibile dal marzo scorso, quando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro (Potenza) aveva emesso nei suoi confronti un ordine di carcerazione per complessivi otto anni di reclusione. Il provvedimento è scaturito a seguito dell’irrevocabilità della sentenza di condanna nei suoi confronti per omicidio colposo plurimo, incendio e violazione delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Il tragico episodio dell’incendio della fabbrica di cui Maceri era titolar eebbe luogo il 5 luglio del 2006, verso le 11 del mattino; l’incendio si sviluppò con una violenza particolare e le fiamme, divampate nel sottoscala di una palazzina di 3 piani, non diedero scampo ad Annamaria Mercadante (49enne di Padula) e Giovanna Curcio (16enne di Casalbuono), che rimasero asfissiate proprio per l’esalazione dai gas tossici sprigionati dalle fiamme.

Dopo mesi di appostamenti e rastrellamenti, i Carabinieri hanno localizzato l’area in cui Maceri avrebbe potuto godere di appoggio e di protezione, adiacente alla propria zona di origine. Una volta individuato il casolare, il blitz, che ha portato alla cattura del latitante. Alla vista dei militari, Maceri I non ha opposto resistenza.

Dagli accertamenti svolti è emerso che Biagio Maceri, durante il periodo di latitanza, non ha mai avuto un nascondiglio fisso, preferendo spostarsi di continuo, anche più volte nella stessa giornata e per lo più a piedi, percorrendo strade di campagna e sentieri boschivi, per ridurre al minimo il rischio di essere sorpreso, sfruttando ricoveri di fortuna per passare le notti all’addiaccio.

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