Moderno Dickens, J.R. Moerhinger è uno dei più grandi narratori sulla scena americana. Non è un pettegolezzo, lo attestano i suoi libri: ‘appena’ tre, tutti osannati dalla critica e dai lettori. Il giornalista statunitense si è fatto conoscere dal pubblico italiano e mondiale facendo il ghost writer per il tennista Andre Agassi e scrivendone il memoir “Open”, ma aveva già scritto una biografia, la sua, intitolata “Il bar delle grandi speranze”. Dopo il successo mondiale, è stata un’altra biografia, quella romanzata dedicata al gangster William Sutton, a consacrarne il successo. “Pieno giorno”, la storia di Sutton, è uscito nell’aprile del 2013 in Italia. Da allora i fans del giornalista sono in fremente attesa di una nuova uscita. Nel frattempo hanno accolto con entusiasmo la pubblicazione della traduzione dell’articolo con cui l’autore vinse il Pulitzer del giornalismo nel 1999: “Oltre il fiume”, edito da Piemme Voci. Una chicca che sazierà gli affamati della prosa fluida e perfetta di Moerhinger.
“Oltre il fiume”, nella traduzione di Giovanni Zucca, è il reportage con cui il cronista, allora in forze al Los Angeles Time, racconta della vita a Gee’s bend, cittadina dell’Alabama isolata dal segregazionismo e da quel fiume (l’Alabama), divinità e nemico. Gee’s bend è abitata da 700 persone, discendenti degli schiavi portati qui a lavorare il cotone. Affrancatisi dalla schiavitù, dettero vita al villaggio che ancora oggi resiste sulle sponde dell’Alabama. Quando Moerhinger scrive l’articolo per il Los Angeles Time, la comunità è in attesa di un grande evento: un traghetto super moderno finalmente collegherà la cittadina all’altra sponda in appena dieci minuti, azzerando secoli di imposto isolamento. E’ un bene? E’ un male? Moerhinger non prende una posizione ma racconta la reazione all’arrivo della modernità attraverso la quotidianità di Mary Lee, anziana abitante di Gee’s bend e testimone lucida della povertà, delle lotte contro il razzismo al fianco di Martin Luther King e dei tempi moderni in cui i giovani scappano e le anziane faticano a tenere in vita preziose tradizioni.
La capacità narrativa di Moerhinger è impressionante, la sua prosa incanta. Baricco ha definito il suo talento “mostruoso”. Più modestamente possiamo aggiungere che è un grande narratore americano, dickensiano fino al midollo nella sua abilità di raccontare gli ultimi e sé stesso.