domenica, Dicembre 29, 2024
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Fu accusato di vendere pesce avariato, imprenditore di Nola assolto

NOLA- Assolto per non avere commercializzato prodotti avariati. Finisce dopo 4 anni l’odissea di un imprenditore che nel 2010 subì il sequestro di 26 tonnellate di prodotti ittici perché “scaduti”. In realtà la merce era in buono stato di conservazione.

 

La vicenda iniziò il 28 dicembre del 2010, proprio nei giorni in cui si fa la spesa per il cenone della vigilia di Capodanno e si acquistano soprattutto specialità di mare. Personale ispettivo dell’Asl Na 4, unitamente alla capitaneria di porto di Torre Annunziata,  procedettero al controllo dei magazzini della società Jolly Fish S.p.A. facente capo a Salvatore Di Mauro con sede operativa nella zona industriale di Nola. Sequestrarono 26 tonnellate tra pesci di vari genere congelati e altri prodotti alimentari precotti: il sequestro fu motivato dal fatto che fossero scaduti, nel senso che avevano superato il termine minimo e massimo di conservazione  ed erano conservati in modo promiscuo alla merce ancora non scaduta. A carico dell’amministratore unico furono ipotizzati i reati di cattiva conservazione dei prodotti alimentari, dello stato di alterazione e tentativo di immissione sul mercato di prodotti non genuini come genuini. Alla base della presunzione, la circostanza che la merce che era andata oltre il termine di conservazione era stoccata alla rinfusa, era ingiallita ed era conservata insieme all’altra merce non ancora scaduta.

 

Nel corso del processo l’imputato, assistito dall’avvocato Attilio Panagrosso, ha dimostrato che la merce che era andata oltre il termine minimo e massimo di conservazione, sebbene fosse ingiallita, non era conservata promiscuamente con la merce non ancora scaduta. E’ stato dimostrato che la merce ingiallita e ormai scaduta era correttamente conservata, tant’è che non si era sviluppato alcun batterio cagionevole per la salute dei consumatori. Inoltre quella merce, costituente il reso delle grosse distribuzioni, era inserito in un sistema informatico denominato magazzino ( virtuale ) dei prodotti non in vendita e non vendibili, perché il sistema operativo dell’azienda li riconosceva quali prodotti da destinare al macero. Quindi non vi era alcun pericolo di contaminare gli altri prodotti alimentari che erano conservati nella stessa cella frigorifero, che non erano alterati, che non erano destinati alla vendita e che erano ancora genuini, sebbene ingialliti, nel senso che le caratteristiche organolettiche non erano alterate. Per questi motivi l’imputato il Tribunale di Nola, in composizione monocratica ha assolto l’imputato.

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