di Isabella Savinelli
Ancora una volta compare sulla scena letteraria il tema dell’eutanasia, motivo di scontro tra mente e cuore, rassegnazione e tenacia, realtà e speranza. C’è chi si batte a suo sfavore e chi lotta affinché sia un diritto per tutti, chi ci specula mediaticamente e chi sensibilizza sulla questione, chi ne parla con serietà e commiserazione e chi lo fa con apparente leggerezza. Tra questi ultimi rientra Fausto Brizzi, già molto noto come regista grazie ai suoi film di successo “Notte prima degli esami”, “Ex”, che nel suo libro “Cento giorni di felicità” affronta il tema dell’eutanasia in un modo tutt’altro che ordinario, adottando la formula del “vivere felice”, parlando di morte e malattia mentre esalta la vita, scatenando la concorrenza degli editori internazionali già prima della sua uscita.
Il protagonista è Lucio Battisini, un quarantenne ex pallanuotista che, anche se dall’aspetto non si direbbe, di mestiere fa il personal trainer e nel tempo libero allena una squadra di pallanuoto per lui ben più importante del suo lavoro. Ha una bella e frizzante famiglia: la moglie, Paola, un’insegnante di lettere, bella, dolce e briosa, il figlio di nove anni Lorenzo, un piccolo e ingegnoso ometto tutto fare, l’altra figlia di sei anni e mezzo, Eva, una saputella assetata di risposte e piena di perché. Oltretutto ha degli amici meravigliosi, un suocero che è come un padre e il ricordo dei nonni che hanno sostituito alla grande le mancanze dei genitori. Tra i due coniugi c’era molta complicità e armonia fino a quando, però, Paola scopre di essere stata tradita da Lucio e questi a sua volta, dopo pochissimi giorni, scopre di avere un cancro al fegato che, per sdrammatizzare, chiama “amico Fritz”. Contrario all’idea di lasciarsi logorare dall’incombente presenza dell’ “amico Fritz” che incalza senza battuta d’arresto, decide di darsi soltanto cento giorni di vita. Cento giorni per lasciare un bel ricordo e i giusti insegnamenti ai propri figli, per divertirsi con i suoi amici di sempre e, soprattutto, cento giorni per riconquistare la moglie, ferita e addolorata da un tradimento inaspettato. Cento giorni prima del traguardo finale nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa più difficile di tutte, specie quando hai col fiato sul collo uno come “l’amico Fritz”: essere felice. Decide quindi di fare un viaggio con la sua famiglia col quale dare un ultimo saluto alla vita.
Fausto Brizzi con una penna delicata e ironica e con uno stile innovativo, ha raccontato una meravigliosa disavventura incrociando un tema scottante e diffuso che ha già prodotto molti best seller: la letteratura del dolore e della malattia declinata, però, sulle pieghe della speranza e delle piccole gioie quotidiane. Il modo con cui Lucio sorride alla vita e raggira la malattia terminale, i sorrisi e le stramberie che nascondono le dolorose fitte allo stomaco e gli estenuanti effetti dell’ “amico Fritz”, i regali che progetta ai figli fino alla maggiore età, le abbuffate con gli amici, la forza e l’entusiasmo che impiega nell’ultimo viaggio con la sua famiglia prima della fine, possono apparire reazioni false e poco credibili in confronto alla vera e dura realtà di un male incurabile e devastante. L’autore, però, non ha fatto altro che gettare luce sull’altra fetta di persone, quelle che non si lasciano sopraffare dall’ineluttabilità e dalla sconfitta, ma che, con serena rassegnazione, cercano di vivere al meglio quel poco che resta facendo in modo che la voglia di fare tutto il possibile e al massimo prenda il sopravvento sullo sconforto. L’intenzione di Brizzi non è quella di infondere false speranze e lo testimonia la felicità limitata suggerita dal titolo, ma di sicuro fa venire voglia di vivere felice per tutta la vita, nonostante tutto.
TITOLO: Cento giorni di felicità
AUTORE: Fausto Brizzi
EDITORE: Einaudi
ANNO: 2013
PAGINE: 393
COSTO: 18.50€
