NOLA- Si era sposato a Marigliano nel dicembre del 2011, il capitano Paolo Piero Franzese disperso dopo la tragedia dei due Tornado sulle colline di Ascoli. Sua moglie, Alessandra, veterinaria, un anno fa a settembre gli aveva dato un figlio, Federico, che ora era la loro più grande gioia. Vivevano nel Bresciano, a pochi passi dalla base dell’Aeronautica militare in cui prestava servizio. Il capitano Franzese era entrato in Accademia a sedici anni, ma prima di intraprendere quella che poi sarebbe diventata la sua carriera professionale aveva frequentato il Liceo Scientifico Medi di Cicciano. Qui aveva stretto legami di amicizia che resistono tutt’oggi, nonostante il lavoro e la lontananza avessero portato Paolo lontano dalla sua terra per molto tempo. “E’ un ragazzo per bene, figlio di genitori onesti. Una bella famiglia” racconta chi lo conosce. Un ritratto identico a chiunque si chieda come sia il capitano Franzese. Suo padre Giuseppe, ministro dell’opera francescana secolare, è un docente della Ragioneria in pensione. Sua madre Carmela una ex dipendente dell’Enel originaria del Beneventano. Oltre a Paolo, i due coniugi che vivono in via San Matteo hanno una figlia, Maria Teresa, che risiede a Milano ed è sposata con figli. Tutti ora sono a Ghedi, ad attendere l’esito delle ricerche dei corpi dei quattro militari caduti in volo. Con loro anche gli zii Aniello e Francesco, molto conosciuti in città anche per il passato impegno legato alla festa dei gigli. E la passione per la festa era condivisa anche da Paolo che non mancava occasione, quando poteva, per assistere almeno ad una fase della kermesse.
Oggi i suoi congiunti si fanno forza insieme ai familiari degli altri piloti coinvolti nel disastro (Alessandro Dotto, Giuseppe Palmintieri e Mariangela Valentini, quest’ultima in aereo con lui) attendendo notizie dai 101 uomini impiegati da due giorni in una disperata ricerca di sopravvissuti. Ma speranze non ce ne sono. Due corpi carbonizzati e sfigurati sono già stati recuperati, ieri si parlava di un terzo corpo ma non è arrivata nessuna conferma ufficiale dall’Aeronautica e dal Ministero della Difesa che segue passo passo la vicenda. Una vicenda su cui si dovrà fare chiarezza.
L’INCHIESTA- Sull’ìmpatto in volo dei due tornado del Sesto stormo di Ghedi si farà luce con una indagine della Procura di Ascoli e delle autorità militari. La procura marchigiana ha aperto un fascicolo per disastro aereo colposo affidato al pm Umberto Monti. Si deve chiarire perché i due aerei, che erano partiti dalla base di Ghedi per una esercitazione, si siano toccati fatalmente sulle colline di Torzano mentre volavano a bassa quota. Errore umano o problema tecnico? Si dovrà stabilire questo anche perché questi aerei in dotazione all’Aeronautica italiana hanno strumentazioni tecnologicamente avanzate che aiutano anche nel caso in cui due velivoli si avvicinino troppo l’uno all’altro. Per chiarire la dinamica potranno essere utili le scatole nere che però, al momento, non sono state ancora ritrovate.