mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Camorra ordinò omicidi Miele e Basile, Cava padroni di Nolano e Baianese

Fortunato Miele
Fortunato Miele

BAIANO- Quelli di Fortunato Miele e di Francesco Basile furono due omicidi di camorra. A metterlo nero su bianco è la Direzione distrettuale antimafia che attribuisce ai due assassinii che hanno insanguinato il 2013 del Baianese una matrice camorristica. Vere e proprie spietate esecuzioni ordinate dalla malavita, sulle quali l’Antimafia e la Procura di Avellino stanno ancora alacremente lavorando. Erano anni che in provincia di Avellino non si verificavano omicidi di stampo camorristico, rileva la Dia, eppure nel giro di pochi mesi un territorio apparentemente non toccato dalla faida come il Baianese ha vissuto due vicende inquietanti. Il 31 luglio 2013 fu ucciso Fortunato Miele, imprenditore di Baiano, che, scrivono gli inquirenti era “già esponente della Nuova camorra organizzata e attualmente ritenuto referente del clan Cava”. L’omicidio fu consumato in pieno giorno, in una strada in cui pochi minuti prima del raid omicidiario era stato celebrato un matrimonio. Mentre alcuni invitati lasciavano la Chiesa di Santo Stefano, intorno alle 13,30, due killer alla guida di una citroen scura avvicinarono l’auto di Miele e gli spararono a bruciapelo. Un proiettile di rimbalzo sfiorò una bimba, l’esecuzione fu attuata a pochi metri dall’abitazione di Miele. Tante le ipotesi su quel fatto di sangue, ma tutte le piste sin da subito portarono alla matrice di camorra: un regolamento di conti, forse uno sgarro punito con efferata crudeltà.

Francesco Basile
Francesco Basile

Tre mesi dopo, il Mandamento assiste al secondo sconvolgente omicidio. Stavolta a Sperone, in via Subaiano, zona residenziale fatta di belle villette e palazzine. E proprio una palazzina sta ultimando l’ingegnere Francesco Basile, sessantottenne originario di Cimitile ma da anni trapiantato ad Avella, persona conosciuta e stimata. Basile è dinanzi il cantiere, è appena entrato in auto quando il killer, in moto, lo fredda con diversi colpi di pistola. Anche questa morte è ricondotta dalla Direzione investigativa antimafia alla matrice camorristica, sebbene tuttora non siano stati identificati mandanti e sicari. L’area del Baianese, sottolineano gli inquirenti, sono sotto l’influenza dei Cava di Quindici, sodalizio che si sta estendendo anche nell’area vesuviana e nel vicino nolano attraverso una “costola” costituita dal clan Sangermano. Nel corso dell’ultimo anno il clan quindicese è stato scompaginato grazie ad una serie di arresti, anche di vertice. Ciò nonostante continua a mantenere i fili dei traffici illeciti, e ad infiltrarsi in settori economici cardine come l’edilizia e il movimento terra, soprattutto in zone come il Baianese dove la crisi non ha fermato le attività dei piccoli imprenditori edili.

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