di Claudio Cafarelli (MaiDireCalcio)
“L’ospitalità dei baresi è stata unica. Anche i miei padrini di battesimo sono di qui, chissà che non riesca a rintracciarli. Spero sia questa l’occasione giusta per ringraziare la gente che ha fatto del bene a me e alla mia famiglia”
E proprio venerdì Edgar Cani il centravanti profugo dei Galletti è riuscito a trovare quell’occasione giusta che tanto cercava fin dall’arrivo a Bari. La sua doppietta contro il Novara ha portato la squadra a giocarsi il passaggio in serie A. Un miracolo sportivo senza precedenti per una squadra che per buona parte della stagione è rimasta senza proprietà e che sull’orlo della scomparsa è riuscita attraverso l’orgoglio dei giocatori e il sostegno di una tifoseria straordinaria a cullare il sogno serie A.
Un cerchio che si chiude per Edgar nato a Tirana il 22 luglio del 1989 e che aveva undici mesi quando insieme ai suoi genitori raggiunse l’Italia su un mercantile gemello a quello ribattezzato Vlora, la nave simbolo delle migrazioni albanesi. Erano ventimila profughi, molti furono rimpatriati, non Egdar che dopo aver vestito le maglie di Palermo, Ascoli, Padova, Piacenza, Modena, Catania e Carpi e giunto proprio a Bari dopo aver fatto parte della più grande ondata migratoria della storia italiana.
«I miei genitori mi hanno raccontato tante volte quella attraversata. L’arrivo in Italia. L’accoglienza commovente dei baresi. Con noi sono stati molto generosi, pieni di umanità». Venerdì sera davanti a 50mila baresi ha ricambiato il favore riaccendendo la speranza, la stessa che portò i suoi genitori in Italia quasi 25 anni fa.