NOLA- (di Bianca Bianco)Un candidato non si giudica da un singolo dibattito ma dall’intera campagna elettorale. Non si boccia o premia per una gaffe o una brillante intuizione, ma si valuta complessivamente tenendo presenti tanti fattori. Lo sappiamo. Ma fateci essere scorretti e mettere i voti per il dibattito di ieri sera. L’occasione era troppo ghiotta per non approfittarne. Ambrosio, Biancardi, Cutolo, Tripaldi, Vallone, Vitale insieme appassionatamente (per la prima volta) a discutere di tematiche comunque “alte” per quanto dispersive. Era il tempo ed il modo giusto per saggiarne le doti oratorie e la lucidità, per segnalarne i tic e farne apprezzare gli spunti positivi. Ecco il perché della nostra pagella ai candidati, redatta dopo avere assistito al dibattito di ieri sera a Piazzolla: tre domande per i sei candidati, quindici minuti complessivi per rispondere all’intero questionario redatto.
FRANCO AMBROSIO- Un mito. Se non ci fosse stato, gran parte del dibattito avrebbe preso la piega del mortorio. Capace nell’ordine di contestare le regole, fingere di andarsene, ritornare sul palco, lamentarsi, dire che è contro il divorzio sulla domanda dedicata alle politiche familiari, citare un gatto morto in putrefazione nella risposta sulla cultura ed il territorio, attaccare gli altri candidati, arrabbiarsi con il moderatore. Applausi a scena aperta per alcuni suoi interventi (sulla Fondazione festa dei gigli, per citarne uno, definita semplicemente “vergognosa”), Ambrosio è un ex sindaco e politico di esperienza capace di suscitare apprezzamenti ma anche ilarità per le sue intemperanze. Nel dibattito di ieri è stato energico (70 anni e non sentirli), ma dispersivo e poco lucido nelle risposte. Sincero nell’appello finale: “Sono pensionato e ho una bella casa al mare, potrei fare altro. Ma ho Nola nel sangue, votatemi per questo”. Voto 8 per l’energia e 5= per le risposte.
GEREMIA BIANCARDI- Dal sindaco uscente ti aspetti sicurezza su tutte le tematiche. Biancardi non è stato completamente sicuro e ha rischiato di farsi schiacciare in alcuni casi per colpa anche dei tempi strettissimi per le argomentazioni. Alla fine ha recuperato lucidità e sicurezza e soprattutto sulla risposta sulla trasparenza nella pubblica amministrazione è stato capace di un ribaltamento di fronti: proporre l’affaire Mandatopoli come vittoria dell’amministrazione uscente e non come defaillance. Bene anche sull’appello finale: “Se qualcuno della mia coalizione promette qualcosa in cambio di voti, denunciatelo”. Nelle altre risposte ha zoppicato di più: poco sicuro a causa dei tempi ristretti all’inizio, troppo attaccato all’elenco di cose fatte (il tormentone della sua campagna elettorale). Voto 6
ARTURO CUTOLO- Ha un bravo ghost writer ed una pessima memoria. Buoni argomenti da proporre ma poca sicurezza. Ieri sera Arturo Cutolo si è aggrappato ai fogli dattiloscritti del suo programma come uno studente in crisi, deludendo un po’ chi voleva un dibattito meno ingessato e più spontaneo. A lui il merito di avere cercato di proporre alcune problematiche sentite, come la condizione di Castel Cicala o la questione Agenzia di Sviluppo. Ma quando si va ad un dibattito a tempo non ci si presenta con gli appunti da leggere. O quanto meno si ci cronometra prima per sfrondare il canovaccio. Sorride pochissimo, forse è atteggiamento o forse tensione. Legge anche l’appello finale, che poi è la lettera che oggi ha fatto affiggere, rivolta ai nolani. E’ un bel richiamo alla nolanità, all’orgoglio di appartenenza ed alla valorizzazione delle proprie risorse. Voto 4,5
MARIA FRANCA TRIPALDI- Non è impacciata e si nota che si è preparata prima del confronto, riuscendo anche ad eludere il problema “cronometro”. L’animo da penalista viene fuori quando il suo discorso si trasforma in arringa, e non è un male, ma poi manca l’empatia col pubblico. Ci si aspettava argomentazioni più graffianti dall’esponente della coalizione che vuole cambiare Nola e dalla pasionaria del piano traffico, ma i panni della ribelle sono smessi in favore di quelli di candidata che ieri sera appariva più equilibrata che prorompente. Il programma soffre di renzite acuta, che Tripaldi plasma comunque sulla realtà nolana. Bene il richiamo “dalemiano” alla “città normale”, anche se non riscalda una certa platea. Anche suo l’appello anti-voto di scambio: “Se qualcuno della mia coalizione bussa alle vostre case per offrire qualcosa in cambio di voti, denunciatelo”. Voto 6
ARMANDO VALLONE- Dall’outsider, se poi è pure candidato col Movimento cinque stelle, ti aspetti veramente fuochi d’artificio in un dibattito in cui affianco hai un sindaco, un ex sindaco, un ex amministratore e i rappresentanti di coalizioni sostenute da vecchi partiti. Vallone invece non ha saputo bucare lo schermo, incatenato da tanti fattori: il tempo, le domande e forse anche un pizzico di inesperienza. Ci piace il suo impegno per i giovani, ma ha parlato troppo di giovani lasciando fuori più della metà della città. Belle idee mutuate dal programma del movimento di Grillo, ma ha parlato poco della città vera se non per slogan: housing sociale che non sia come la Gescal, cultura cittadina distrutta, ambiente martoriato. Un pizzico di supponenza c’è: voi ci avete rovinato, noi libereremo la città. Ma ci sono anche idee intriganti come la registrazione delle riunioni di giunta. Voto 5
DOMENICO VITALE– Lo attendevamo con ansia in un confronto pubblico ma non ci ha completamente convinto. Bella presenza, ottimo eloquio, toni pacati, battutine pungenti senza strafare, un costante riferimento alla nolanità che ha fatto storcere il naso più volte a Biancardi, candidato e sindaco accusato di non essere nolano di nascita (è nato a Roccarainola) ed al convitato di pietra mai citato Paolo Russo (mentre il suo sponsor Pasquale Sommese viene citato da Biancardi). Vitale è il leader dei moderati. Ma moderato lo è fin troppo. Non è carismatico, non trascina le folle. Non scuotono le sue argomentazioni, non infiammano le sue polemiche. E’ lo studente secchione che non brilla per creatività. Voto 5, 5