NOLA- Il caso dei siti archeologici di Nola allagati ancora alla ribalta nazionale. Villaggio dell’Età del Bronzo e Anfiteatro Laterizio sono finiti in un reportage pubblicato dal Corriere della Sera. Un doppio documentario è alle condizioni del Villaggio, sottoposto a reinterro all’inizio di maggio dopo sette mesi di lavoro di una equipe di archeologi subacquei della Soprintendenza. Il “seppellimento” delle due capanne come è noto è stata l’ultima soluzione utile pensata dalla Soprintendenza dopo l’allagamento del sito causato dalla falda sottostante, un problema che si riscontra in molte zone di Nola. L’acqua della falda per cinque anni ha allagato il villaggio, mettendo a rischio ciò che restava dei calchi delle capanne. Calchi “creati” dall’eruzione del Vesuvio del 4mila a.C. Nel servizio del Corsera viene intervistato l’ex presidente Meridies Angelo Amato De Serpis (intervistato anche dal giornalelocale) che spiega le enormi difficoltà incontrate negli anni per rendere fruibile il sito, e poi la sconfitta dinanzi anche l’inerzia delle istituzioni. Parla anche la soprintendente Teresa Cinquantaquattro che spiega l’impossibilità di tenere attive pompe idrovore a causa dei costi insostenibili.
Ma al problema- ormai nel bene o nel male risolto- del Villaggio, si aggiunge quello dell’Anfiteatro, allagato anch’esso dalla falda ed oggi non accessibile. Chiuso proprio a causa della falda che ormai minaccia tutti i beni archeologi nolani e sulla quale- sostiene il documentario- non c’è stato adeguato studio per prevenire i suoi effetti deleteri per i beni della città. Una città che non regge il confronto con Avella, 8mila abitanti, citata nel servizio con una intervista al sindaco Domenico Biancardi che spiega come in pochi anni è riuscito a valorizzare il “suo” anfiteatro, coevo di quello nolano ed oggi palcoscenico di spettacoli ed eventi.