NAPOLI – Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli stanno eseguendo 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate al clan camorristico ‘De Micco’, operante nel quartiere Ponticelli a Napoli. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga, tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, si sono concentrate sugli interessi criminali che avrebbero generato contrasti con altri clan, determinando gravi fatti di sangue. Nel blitz è stato arrestato anche il boss Marco De Micco: il ras, classe 1984, è ritenuto dagli investigatori il capo dell’omonima cossca che opera nella zona di Ponticelli del capoluogo campano. Il contrasto degli affiliati al clan De Micco con il clan avverso dei D’Amico è legato al traffico di sostanze stupefacenti e al controllo delle piazze di spaccio. Le indagini della Squadra Mobile hanno accertato che gli interessi criminali del gruppo armato hanno generato contrasti con altri clan, determinando gravi fatti di sangue nell’hinterland napoletano. Un tatuaggio per testimoniare “l’adesione incondizionata” al proprio clan. E’ uno dei particolari emersi dalle indagini della Dda di Napoli sul clan De Micco, attivo nel quartiere Ponticelli di Napoli, culminate questa mattina con l’arresto di 14 persone. Alcuni indagati, scrive il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, “hanno deciso di tatuare sul proprio corpo il simbolo ‘Bodo’, che è l’appellativo con il quale si suole indicare lo stesso clan, accompagnato dalla scritta ‘rispetto, fedeltà e onore'”. Gli investigatori hanno trovato anche un ‘libro mastro’ del clan De Micco, riportante una partizione delle quote periodiche dei profitti derivanti dalle attività illecite, nonché le cosiddette ‘mesate’ da versare agli affiliati e le spese sostenute per i beni strumentali a sostegno dell’organizzazione, come armamenti e costo degli avvocati nel corso di una perquisizione, avvenuta nell’ambito delle indagini della Dda di Napoli sul clan in forte ascesa nell’area est della città, in particolare nel quartiere Ponticelli. Un’ascesa, scrive il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, “testimoniata anche da numerose ordinanze cautelari emesse negli ultimi mesi nei confronti di esponenti dell’organizzazione per reati di estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione e per fatti di sangue legati all’acceso contrasto sul territorio con il clan D’Amico”. I rapporti conflittuali tra i due clan, che si contendono da mesi il controllo del territorio di Ponticelli, “sono stati segnati – ricorda il procuratore aggiunto – da frequenti sparatorie effettuate, in alcuni casi, a titolo dimostrativo, in altri casi allo scopo di procedere all’eliminazione fisica degli avversari, com’è accaduto per il duplice omicidio, avvenuto nel mese di gennaio 2013, di Antonio Minichini e Gennaro Castaldi, appena diciottenni, entrambi appartenenti al clan D’Amico, nonché per l’omicidio di Alessandro Malapena, affiliato al clan De Micco, verificatosi nel mese di marzo 2013”.