di Bianca Bianco (Il Mattino)
Da ieri, infatti, Carmine Francesco non è più il figlio dell’Irpinia, ma un bimbo come tanti, libero di crescere e di essere felice. E forse adesso solo questo conta in una storia che ha scritto fin troppo dolore. Ancora una volta, come in un capitolo di una fiaba senza eroi, la sorte ha voluto che, per l’angelo della Circumvesuviana il cambiamento bussasse alla sua porta alle ore 15.
L’ora in cui è stato trovato, nascosto da cenci in una busta della spesa, domenica 16 marzo, nel vagone di coda di un Metrostar nella stazione di Baiano. L’ora in cui una telefonata del giudice del Tribunale dei Minori di Napoli, ieri, ha avvisato l’ospedale Moscati che il momento era arrivato, che ogni freddo adempimento era compiuto e la burocrazia aveva messo l’ultimo sigillo al necessario e sperato lieto fine.
Alle 15,30 un avvocato ed un assistente sociale nominati dai giudici del tribunale per i minorenni di Napoli sono infatti arrivati all’ospedale «Moscati» di Avellino, la struttura che in tutti questi giorni è stata l’unica casa di Carmine Francesco, per prelevarlo e poi affidarlo ad una coppia di genitori. Il tempo di controllare i documenti, di firmare autorizzazioni e terminare le ultime incombenze con il direttore sanitario Lucia Amatucci, poi il neonato ha lasciato la nursery del «Moscati» per andare via tra le braccia dell’assistente sociale.
Ad attenderlo ci sono una nuova mamma ed un nuovo papà, genitori dei quali, per ragioni di privacy, si sa poco o niente. Il bimbo resterà in Campania. Ma non si conosce l’identità dei suoi nuovi genitori, la loro età, se abbiano altri figli. Di sicuro sono stati individuati dal Tribunale in base ai requisiti previsti dalla legge e dall’elenco di richieste che si ammucchiano giorno dopo giorno sulle scrivanie dei giudici che tutelano i bambini.
Quando Carmine Francesco ha lasciato la culla del «Moscati» era in perfette condizioni di salute, ormai ha più di venti giorni di vita e pesa quasi tre chilogrammi. Come hanno raccontato i medici e gli infermieri del «Moscati» che lo hanno coccolato in questi giorni, è un bambino vivace e forte, che si nutre normalmente e non ha mai fatto preoccupare l’equipé del nosocomio avellinese.
Telefonte e mail di persone che volevano occuparsi di Carmine Francesco sono arrivate ai giudici in questi giorni da tutta Italia, persino da un calciatore famoso come Antonio Floro Flores si è fatto avanti per accoglierlo nella sua casa: una catena di storie di solidarietà e affetto che ieri è stata positivamente spezzata dalla telefonata del giudice: «Lo veniamo a prendere, c’è una famiglia per lui». E Carmine Francesco è andato via, avvolto in uno scialle, senza piangere. Verso la sua nuova vita.