di Isabella Savinelli
Un ossimoro audace e singolare intitola l’ultimo libro di Nuccio Ordine: “L’utilità dell’inutile”. Il libro, pubblicato dalla casa editrice “Bompiani” da un insigne autore, docente ordinario di letteratura italiana nell’università della Calabria, filosofo e giornalista di fama internazionale, è stato da subito ristampato e tradotto in molti paesi stranieri in risposta al suo immediato successo. Ad attirare il lettore è l’assunto di base: dimostrare come le discipline “non produttive” e quindi (in)utili, siano, invece utili, necessarie e indispensabili. Non c’è una trama, un intreccio o un racconto ad animare questo libro. L’autore esprime sin dalle prime righe il monito che muove le sue pagine: considerare tutto ciò che, essendo “utile”, ci aiuta ad essere migliori. Nella società odierna non si parla altro che di spread, paesi creditori o debitori, bilanci di stato e di economia, indebolimento di aziende e Stati che colpiscono per lo più la classe media e i deboli, cittadini innocenti espropriati della loro dignità. In questo contesto, una delle poche speranze da riservare alle future generazioni è data da quelle che vengono ribattezzate come scienze “inutili” perché non sembrano essere immediatamente ed esplicitamente riconducibili ad un’utilità di tipo economico: la letteratura, la filosofia, l’arte, la musica ma non solo, anche la fantasia, il pensiero critico e la libera ricerca. Il libro-saggio contiene massime e opinioni di filosofi, letterati e scienziati appartenenti a tutte le epoche (Platone, Aristotele, Ovidio, Kant, Dante, Petrarca, Boccaccio, Leopardi, Gramsci, Calvino, Pico della Mirandola, Euclide e tanti altri) in cui si sottolinea l’importanza dell’inutile in contrapposizione all’utile inteso come profitto economico, attaccamento alla ricchezza, ai godimenti materiali. È diviso in tre parti: la prima è dedicata al tema dell’utile inutilità della letteratura, la seconda è consacrata agli effetti disastrosi prodotti dalla logica del profitto nel campo dell’insegnamento, nella terza parte, invece, sono presenti quei classici che, in un modo o nell’altro, hanno avuto effetti devastanti sulla dignitas hominis. Qual è l’unica ancora di salvezza per una società in decadenza materiale e morale? In cosa bisogna ben sperare per avere un solido presente per un futuro prospero? Sono queste le domande che oggi attanagliano il giovane risoluto, l’adulto avvilito e l’anziano stanco a cui Nuccio Ordine, con un impeccabile stile saggistico e con una penna fine, cerca di dare una risposta. In un contesto sociale come quello che stiamo vivendo, dilaniato dalla crisi e dalla disoccupazione, è necessario ragionare non in termini di utilità materiale e pragmatica, ma sperare un diverso tipo di utilità, più raffinata e impalpabile: quella delle discipline umanistiche come la letteratura, l’arte, la poesia, la musica che solleticano l’animo, stimolano la creatività e le motivazioni interiori, che elevano l’uomo dallo stato materiale di bruto a quello di essere umano consapevole e travolgente conducendolo alla più completa e autentica metamorfosi dello spirito. Nuccio Ordine le difende e le esalta in maniera incondizionata in quanto potrebbero portarci ad abbandonare “la corsa folle verso la terra promessa del guadagno” e condurci a cogliere la gioia dei piccoli gesti quotidiani, a scoprire la bellezza che pulsa nelle nostre vite con la consapevolezza che proprio quelle attività che non sembrano servire a nulla potrebbero aiutarci “a evadere dalla prigione, a salvarci dall’asfissia, a trasformare una vita piatta, una non-vita, in una vita fluida e dinamica, orientata dalla curiositas per lo spirito e per le umane cose”.
AUTORE: Nuccio Ordine
TITOLO: L’utilità dell’inutile
EDITORE: Bompiani
ANNO: 2013
PAGINE: 262
PREZZO: 9 €
