martedì, Novembre 26, 2024
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Bimbo abbandonato nella Circum, le tracce della mamma si perdono a Napoli. Indossava un hijab

Carmine Francesco accudito dal ginecologo Spadea e dall'infermiera Annarumma del Moscati di Avellino
Carmine Francesco accudito dal ginecologo Spadea e dall’infermiera Annarumma del Moscati di Avellino

di Bianca Bianco (da Il Mattino) 

BAIANO-  Si perdono a Napoli, alla stazione di piazza Garibaldi, le tracce della donna che ha abbandonato Carmine Francesco. L’indiscrezione emerge ancora una volta dai filmati del Metrostar, il treno su cui il piccolo è stato lasciato e su cui la presunta madre sarebbe risalita per far perdere le proprie tracce. Filmati che svelano altri dettagli essenziali: questa persona indossava un velo islamico particolare, un hijab che copre capelli e collo per lasciare scoperto il viso e quando ha preso il treno del ritorno si è assicurata che il bimbo fosse stato trovato. Si tratta di nuovi elementi di una indagine che va avanti a ritmi serrati.
Basilari quelli relativi agli spostamenti. La ragazza, come dichiarato da un dipendente della Circumvesuviana in servizio ad Avella domenica scorsa, sarebbe scesa proprio a questa fermata lasciando nell’ultimo vagone, poggiata sotto un sediolino, la busta col bambino che è stata poi scoperta da un macchinista al capolinea di Baiano. Ad Avella avrebbe poi acquistato un biglietto da un euro e trenta, un ticket orario con cui infine non sarebbe scesa a Cicciano, come inizialmente si era supposto in base alla testimonianza, ma a Napoli. Precisamente a piazza Garibaldi, ultima fermata dell’azienda trasporti. A confermare questo ulteriore importante dettaglio è proprio la registrazione del viaggio di ritorno che avrebbe effettuato sullo stesso Metrostar dell’andata. Il treno infatti, dopo la fermata a Baiano e il ritardo causato dal ritrovamento del neonato, ha ripercorso al contrario la tratta, ha effettuato nuovamente uno scalo ad Avella, ha aperto le porte per far salire un’unica viaggiatrice, la donna in abiti mediorientali pallida e scossa, ed è ripartito alla volta del capoluogo partenopeo. E sono sempre gli occhi elettronici del convoglio, quanto mai importanti per la soluzione di questo delicato ed intricato caso, a fornire altri particolari utili per comprendere non solo il percorso, ma anche le presunte origini e il comportamento di quella che, secondo fonti vicine agli inquirenti, sarebbe davvero la madre dell’angelo della Circumvesuviana. L’obiettivo riprende  una persona coperta da un velo. Non un normale foulard né un burqua, ma un hijab, un fazzoletto di stoffa che avvolge collo e capo e lascia scoperta la faccia. Un indumento che ha un significato per le ricerche viste le rigide regole di abbigliamento imposte dalla religione musulmana che distingue alcuni tipi di veli islamici, diversi a seconda della provenienza e del credo della fedele che lo indossa. La madre di Carmine Francesco potrebbe appartenere dunque alla comunità musulmana. E se è la stessa che ha preso il treno ad Avella è una persona che  seppure “scossa e nervosa”,  come ha raccontato il bigliettaio, mostra una certa freddezza. Una volta salita sul Metrostar,   forse accorgendosi che è lo stesso dell’andata,  raggiunge l’ultimo vagone e controlla se sotto il sediolino ci sia il bambino. Si assicura che il neonato sia stato trovato, si siede nello scompartimento vuoto, e continua il suo viaggio fino alla metropoli, ad un’ora di treno da Avella.

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