di Bianca Bianco
Avella. Sul martoriato letto del torrente Clanio puoi trovarci persino due carcasse di auto lasciate ad arrugginire da chissà quanto. E poi pneumatici, ritagli di stracci, materiale edile di risulta. C’è tutto un mondo di degrado ed inquinamento lungo gli argini e nell’alveo del fiume mitologico che scorreva dai monti di Avella fino al Casertano. Oggi resta un corso d’acqua spesso secco e sempre sporco.
L’ultimo blitz che ha portato alla scoperta di un tratto del torrente ridotto a cloaca è stato effettuato dagli agenti del Corpo forestale dello Stato della stazione mandamentale, diretta dal comandante Saveriano, insieme ai vigili della Polizia municipale di Avella. Una ispezione che accende i riflettori su quanto in molti tratti sia inquinato il Clanio, fiume cui di recente è stata dedicata persino una mostra presso il palazzo baronale. Una collettiva d’arte in cui è stata provocatoriamente presentata al pubblico una finta “acqua Klanion” proprio per segnalare la scarsa attenzione alle condizione del “lagno” che divide a metà la cittadina archeologico.
Lungo il Clanio, dove agli albori della storia di questo territorio vi furono i primi insediamenti umani, nei pressi e dentro il corso d’acqua che ha sfamato generazioni di avellani grazie all’energia delle sorgenti che muovevano gli antichi mulini, attualmente l’inquinamento è oltre i livelli di guardia. In particolare il blitz di Forestale e caschi bianchi è avvenuto in località “Casale”; sul greto del fiume, in questi giorni ridotto ad un rivolo d’acqua, gli agenti hanno “catalogato” di tutto: due carcasse di auto, rifiuti solidi urbani non pericolosi, pneumatici, ingombranti, materiale edile di risulta, stracci abbandonati da aziende di lavorazione tessile, terra e materiale di dragaggio. E infine l’immancabile amianto; sono state censite anche alcune lastre ed un tubo di eternit.
L’elenco di crimini contro il Clanio è finito in un dettagliato esposto presentato dalla Forestale e dalla Municipale presso la Procura della Repubblica di Avellino. Una denuncia contro ignoti corredata delle foto scattate dagli agenti e che immortalano l’attuale condizione del torrente. Spetterà alla magistratura intraprendere provvedimenti, alcuni mesi fa si giunse anche al sequestro di un tratto del corso d’acqua proprio per impedire il perpetrarsi di scempi ambientali.
Resta comunque il problema della scarsa attenzione per la condizione del Clanio che prima con la forza delle sue acque spingeva lo sviluppo economico, oggi è invece ignorato e subisce quotidiani abusi. Il fiume non è inquinato solo in località “Casale”, lamentano gli ambientalisti locali, ma in molte altre aree che, un tempo fertili e progredite, oggi sono attraversate da un torrente- fantasma. Ignorato e violentato.