TUFINO- Amianto in una cava di Tufino, la Procura di Nola apre un fascicolo di indagini. I magistrati della Reggia Orsini indagano sulle dichiarazioni rese da un ex dipendente della Isochimica, la fabbrica di Avellino ormai chiusa che negli anni Ottanta e Novanta si occupò della ‘scoibentazione’ dei vagoni di Trenitalia. Tonnellate di amianto grattato via dai vagoni, secondo quanto riferì l’operaio, sarebbero state smaltite illegalmente in una cava situata nel territorio di Tufino. Secondo le testimonianze, l’amianto fu sversato anche in una cava di Sperone. Sulla base di quanto ricordano e hanno raccontato i lavoratori dell’ex Isochimica, dunque, anche la Procura di Nola, competente per territorio, indaga coordinandosi con la Procura di Avellino che tiene il filone principale dell’inchiesta sui danni e le morti provocate dalla fabbrica dei veleni.
L’amianto dell’Isochimica fu grattato da 499 elettromotrici e 1740 vagoni bonificati. Parte delle scorie e dei veleni sarebbero finiti anche in una cava di Tufino. La fabbrica di Pianodardine era ed è tuttora una bomba ecologica che ha già causato la morte di 9 dei suoi ex operai, 140 dei quali sono ammalati. La fabbrica quest’estate è stata sequestrata, e deve ancora essere bonificata. L’azienda, dismessa nel 1990, negli anni Ottanta curò la coibentazione e scoibentazione di 2500 vagoni di Ferrovie dello Stato; le carrozze venivano ripulite dell’amianto che poi, hanno raccontato in seguito i testimoni, soprattutto ex dipendenti, veniva interrato a mani nude nello stabilimento o impastato col cemento.
Di recente è stata diffusa la notizia in base alla quale il 100% degli operai degli stabilimenti di Salerno dell’Isochimica sono contaminati da amianto.