di Nello Lauro (Il Mattino)
CICCIANO- Falò e tammore: Cicciano si accende per la festa più attesa. La città “arde” e si prepara a festeggiare Sant’Antonio Abate. Un programma ricco tra sacro e profano, tra cultura e spettacolo con il comune denominatore del fuoco. Un fuoco che accende, purifica e riscalda il cuore di cittadini e turisti che invaderanno Cicciano nel weekend. E con una polemica sull’ordinanza sindacale – vigente – che vieta l’abbruciamento degli scarti vegetali come quelli degli alberi e che vieterebbe di fatto l’accensione dei falò. Ma ci sarà una deroga non scritta. “E’ una tradizione popolare e secolare – dice il comandante della polizia locale di Cicciano Fulvio Testaverde – qui non si bruciano scarti per liberarsi del fogliame o dei residui ma solo per tradizione e poi in alcuni casi non sono scarti ma materiale comprato per la festa. Piuttosto – annuncia il comandante dei caschi bianchi – ci saranno controlli rigidi: per i falò ci vogliono tutte le autorizzazioni, deve essere una festa sicura”. Tutto inizia con la benedizione degli animali sabato con partenza da piazza Mazzini – chi al guinzaglio, chi in gabbietta, chi comodamente adagiato tra le braccia del padrone – per rendere omaggio al loro patrono e protettore, compiendo i rituali tre giri intorno alla chiesa. Cagnolini, asinelli, canarini e pesci rossi, oche, conigli, persino criceti: ogni tipo di animale è caro al santo, che nell’iconografia è raffigurato con accanto un suino con una campanella al collo per ricordare il permesso di cui disponeva l’ordine degli Antoniani di allevare maiali nei centri abitati, animali col cui grasso si curavano le ferite del caratteristico “Fuoco di Sant’Antonio”. Un legame che qui si rinnova e si rinsalda anche grazie all’associazione S. Antonio Abate, che cura l’organizzazione di una kermesse durante la quale vicoli e cortili si animano con falò, intorno ai quali si consumano succulenti pietanze: carne di maiale, salsicce, patate cotte sotto la cenere, dolci vari, il tutto innaffiato con gran quantità di vino con la popolazione che compie tre giri intorno alla chiesa recitando preghiere o esprimendo un desiderio. Dopo l’accensione dei falò il borgo diventa una grande discoteca a cielo aperto con lo spettacolo delle tammurriate: a ritmo indiavolato grandi e piccini, uomini e donne, professionisti e principianti si scatenano in balli forsennati che durano fino al mattino senza soluzione di continuità. Uno spettacolo nello spettacolo che da anni ha reso sempre più visitata Cicciano con turisti che vengono da ogni parte del Sud Italia per gustarsi e ballare la tradizione di Sant’Antonio Abate. Domenica e lunedì ci sarà la processione divisa in due parti e accompagnata dai fuochi artificiali rionali che danno il benvenuto al santo per poi terminare con l’asta dei prodotti locali, il sorteggio del “puorco” e con l’immancabile e imperdibile epilogo dei fuochi pirotecnici. Bruciate le polemiche, è qui la festa.