SPERONE- Una vera e propria esecuzione. Quello di Francesco Basile, imprenditore 68enne originario di Cimitile e residente da quaranta anni ad Avella, è stato un omicidio dalla dinamica spietata. L’uomo come ogni mattina era uscito presto di casa e si era fermato al Pit Stop di Sperone per prendere un caffè con alcuni amici. Poi il solito sopralluogo in uno dei suoi cantieri. In via Subbaiano, a Sperone, ne aveva aperto uno per la costruzione di una palazzina. I lavori non erano ancora finiti, gli operai lavoravano nonostante la pioggia. Alle 12 meno un quarto, secondo una prima ricostruzione, va via. Entra nella sua Passat blu, accende il quadro, mette il piede sul freno. A questo punto arriva il sicario (o i sicari). Non è ancora chiaro se in auto o in moto. L’assassino gli spara tre colpi di pistola, infrangendo il vetro della Passat. Un colpo trapassa lo zigomo, il proiettile sarà trovato incastrato in un camion all’interno del cantiere. Un altro colpo alla tempia ed uno al petto. Basile muore sul colpo. Lo ritroveranno col piede ancora sul pedale, nessuna via di scampo per lui.
I tre colpi di pistola sono stati sentiti da alcuni abitanti delle palazzine che lui stesso aveva costruito lì intorno. Ma nessuno ci aveva fatto caso, sembravano petardi. I suoi operai non sentono niente, il frastuono della molazza copre ogni rumore e quanto accaduto a due passi da loro lo scopriranno solo qualche tempo dopo quando un passante si accorge dei vetri infranti e della presenza di un uomo dell’auto e dà l’allarme.
Sul posto ieri hanno lavorato per quattro ore i carabinieri di Baiano, diretti dal tenente Giuseppe Ianniello, poi raggiunto dal colonnello Adinolfi del Comando provinciale di Avellino. I finanzieri della tenenza di Baiano, coordinati dal maresciallo aiutante Marcello Daniele. Gli uomini della Scientifica dei carabinieri che hanno effettuato rilievi sull’auto e nel cantiere, dove è stato trovato un bossolo. L’esame esterno del corpo di Basile è stato effettuato dal medico legale Nicola Balzano. Non è sfuggita poi la presenza del pm della Direzione distrettuale antimafia Francesco Soviero, il magistrato che indaga sulla camorra irpina.
E proprio sulla matrice di questo omicidio, che porta il marchio della criminalità organizzata, è “giallo”. Francesco Basile era un professionista conosciuto e stimato ad Avella ed a Cimitile, sua città di nascita. Nato nel paese delle Basiliche, nel 1974 si era trasferito ad Avella. Qui si era sposato con Annamaria, con la quale ha avuto tre figli: Felice, Angela ed Emiliana. I primi due, laureati in ingegneria, si sono affiancati da tempo nella gestione della impresa edile paterna. Una impresa che era partita anni fa occupandosi solo di impiantistica; poi il salto di qualità, le costruzioni edili. Costruiva palazzi e parchi residenziali, e secondo quanti lo conoscono lavorava con scrupolo e bene, insieme ai figli. Così a poco a poco aveva costruito un piccolo impero immobiliare. Nessuna macchia, nessun sospetto né ombra nel passato e nel presente di Basile. Un uomo normale, arrivato alla pensione ma sempre attivo negli affari. Un uomo che, dicono quanti lo conoscevano, non meritava quella tragica fine.