CICCIANO- Proprio come un bancomat, il Comune di Nola era lo sportello a cassa continua da cui si poteva “prelevare” se si avevano problemi economici. Incredibile, almeno stando ai racconti degli indagati, la facilità con cui chi aveva un problema di soldi risolveva l’emergenza grazie ai soldi della comunità nolana. Eppure accadeva proprio questo, secondo quanto emerge dalle dichiarazioni spontanee rese da una coppia residente a Cicciano ed indagata. Marito e moglie, originari della ex città della pasta, sono destinatari di due dei cinque avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Nola per la vicenda Mandatopoli per la quale sono scattate anche 4 misure di custodia cautelare.
Entrambi, sollecitati dai loro avvocati e sconvolti dalla fuga di notizie sull’inchiesta sui mandati falsi, si recano in Procura per rendere spontanee dichiarazioni. E qui, con una breve deposizione, spiegano come e perché erano coinvolti nel brutto affare ma soprattutto inconsapevolmente squarciano il velo su una condotta assurda, oltre che illecita. Quella di chi, trovandosi in cattive acque finanziarie, accetta di divenire strumento di una truffa ai danni di un ente pubblico.
“Siamo diventati partecipi di questi fatti- spiega il marito- per necessità dovuta a difficoltà economiche e per ingenuità in quanto non avevano capito la gravità della cosa che ci era stata richiesta di fare”. Fu Salvatore Galeotafiore, amico dell’uomo, a contattarlo: “Nel dicembre del 2010, essendo venuto a conoscenza dei nostri problemi economici, mi disse che c’era un sistema per ottenere somme di denaro”. In base a questo sistema, gli sarebbero stati effettuati dei bonifici sul suo conto corrente. “Alle mie perplessità- continua- mi rispose che non dovevo preoccuparmi perché essendo fine anno i flussi informatici di tali bonifici sarebbero stati cancellati dall’archivio informatico del Comune di Nola, e così via di volta in volta”. I soldi arrivavano sul conto corrente dell’indagato, che poi dava il 75% a Galeotafiore e tratteneva il 25% per sé. Sei o sette i mandati incassati in questo modo, per un importo che andava dai venti ai trentamila euro ciascuno, versati su un conto bancario e su uno postale intestato alla moglie. L’importo totale di tutti i bonifici versati è di 140mila euro, la coppia ha incassato il 25% quindi 35mila euro.
Al magistrato i due indagati hanno restituito 10mila euro.