di Nello Lauro (Il Mattino)
“Vendesi opificio industriale di forma trapezoidale, ubicato nella zona centrale del Comune di Cicciano alla via Nola di complessivi 19mila metri quadrati al prezzo ulteriormente ribassato di 3miloni di euro”. Freddo. Puntuale. Come ciclicamente accade da alcuni anni a questa parte. E’ l’annuncio di vendita della curatela fallimentare per il fatiscente stabile dell’ormai ex Pastificio Russo, prevista per la prima decade del mese di dicembre. Uno stabile che se ne sta tranquillo e decrepito al centro della sua città. Dove c’erano fama, gloria, tradizione e soldi ora ci sono solo rimpianti e colonie di topi che hanno invaso la città. Una struttura che era la cartolina del welfare ciccianese, quello degli anni ruggenti, ora è il rabbioso quadro di un paese che ha perso il suo fiore all’occhiello, il suo vestito migliore. Nel corso di questi anni, dal fallimento in poi, è stato un peggioramento costante e pezzo per pezzo la storia si sta trasformando in leggenda. Via i macchinari, poi il marchio (ceduto nel maggio dello scorso anno al pastificio Garofalo di Gragnano per 1,1 milioni di euro), resta l’opificio di via Nola da 19000 metri quadrati (5000 scoperti) che è stato messo all’asta dal tribunale di Napoli con un prezzo a base d’asta che supera di poco i 3 milioni di euro. Finora tutte le aste per l’imponente struttura sono andate deserte e in molti sono scettici sulla possibilità che qualcuno possa azzardare un’offerta vista la situazione attuale dell’ex opificio che ha come unica destinazione d’uso quella di verde pubblico attrezzato, in quanto lo stabile in disuso dal 2009 non rientrerebbe nei parametri del piano casa. La prima richiesta della curatela nel 2009 con l’astronomica cifra di oltre 12 milioni di euro è diminuita fino ai 3 milioni del 2013. Un crollo del valore iniziale sia perché nel frattempo macchinari e marchio sono stati ceduti nello “spezzatino” voluto dalla curatela sia perché lo stabile, una volta abbattuto, avrebbe degli enormi costi di smaltimento per rifiuti speciali. Una problematica non da poco per chi poi dovrebbe costruire e investire altri milioni di euro. La situazione resta difficile come dice anche il segretario generale della Flai-Cigl di Napoli Nicola Ricci: “Perdere il pastificio Russo per Cicciano è stato un colpo mortale, ora si deve evitare che lo stabile finisca nelle mani sbagliate di chi potrebbe un giorno fare una speculazione edilizia. Il fatto che nessuno lo abbia ancora comprato conferma anche le voci che per questa struttura ci siano altri problemi burocratici (come ipoteche) non ancora risolti. Abbiamo sentito di tanti e svariati progetti, tra cui quello di un futuristico centro di analisi di medicina nucleare e di riabilitazione. Noi abbiamo proposto – aggiunge Ricci – a più riprese soluzioni che potessero far anche rientrare i 30 lavoratori del pastificio che attualmente sono senza salario dopo la fine della mobilità: sarebbe l’unico legame tra i lavoratori e quello che resta di un marchio storico”. Un brand acquistato nella primavera del 2012 dalla “Lucio Garofalo spa” di Gragnano che ha fatto tornare la pasta sugli scaffali nello scorso mese di ottobre in diversi centri commerciali campani. Una vicenda che fece infuriare e parecchio i ciccianesi choccati dal ritorno sul mercato dello storico pacco rossoblù. Malinconia e rabbia per aver (ri)visto il gioiello di un tempo in un’altra (prestigiosa) vetrina. Mentre lo stabile e la città gridano vendetta.