MARANO- Il boss Angelo Nuvoletta è morto nel carcere di Parma. L’ex reggente dell’omonimo clan, a capo del sodalizio sorto a Marano e dominante per anni nell’area a Nord di Napoli, aveva 71 anni ed è stato stroncato da un tumore. Arrestato nel maggio del 2001 al termine di 17 anni di latitanza, Nuvoletta si trovava in regime di 41bis. Prima detenuto a Spoleto, poi a Parma, è accusato dell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani.
Ma tra gli omicidi contestatigli, vi sono anche quelli di cinque affiliati del clan Alfieri, strangolati e poi sciolti nell’acido.
Angelo Nuvoletta era considerato uno dei padrini della malavita napoletana e fino alla data della cattura era inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi. Pupillo di una famiglia camorrista potente ed alleata coi clan siciliani, componeva uno degli elementi di una triade posta al comando del sodalizio e composta anche dai fratelli Lorenzo e Ciro. Anche Lorenzo, considerato il reggente, è morto di malattia in carcere mentre Ciro p stato ucciso in un agguato nella guerra di camorra fra i Nuvoletta-Gionta e i Bardellino-Alfieri-Galasso-Verde. Ciro era considerato il più sanguinario del gruppo, Angelo era invece la “mente” del clan ed era lui che ne gestiva gli affari economici e che teneva i contatti con Cosa Nostra, in particolare, con la cosca dei Corleonesi, con la quale, sin dagli anni Settanta, i Nuvoletta avevano stretto un patto di reciproca collaborazione.
Angelo Nuvoletta passerà alla storia per essere stato in mandante dell’uccisione del giornalista del Mattino Giancarlo Siani, ma il suo ‘curriculum’ di reati è vastissimo: dal traffico di stupefacenti all’estorsione, al possesso di armi ed esplosivo, all’intimidazione, al controllo degli appalti pubblici. In latitanza sarebbe sempre rimasto a Marano in un rifugio segreto, riuscendo anche in quella tana a coordinare gli affari del clan ed i rapporti coi siciliani. Il pentito Gaspare Mutolo raccontò che nel 1973 fu proprio Nuvoletta insieme a Saro Riccobono ad accompagnarlo dal carcere di Poggioreale a Poggio Vallesana, nella tenuta del clan di Marano dove, a sua volta, li aspettava Totò Riina. Il ritorno in libertà di Mutolo fu festeggiato a tavola con un pranzo che sancì la definitiva alleanza tra i Nuvoletta e il gruppo di Riina.