di Nello Lauro
CICCIANO – Un fulmine per nulla al cielo sereno. Una situazione difficile da tempo che ora è esplosa in tutta la sua potenza. L’ufficio di gabinetto del Comune di Cicciano ha smesso di esistere. Se non nella forma assolutamente nella sostanza. Ieri mattina Nicola De Luca, ex vicepresidente della Provincia di Napoli e capo dell’ufficio di gabinetto del sindaco, ha rassegnato le sue dimissioni insieme ad Antonio Ardolino. E l’uscita di scena non è avvenuta in punta di piedi. Anzi. La porta è stata sbattuta in maniera definitiva ieri mattina. Una lettera di tre pagine che raccontano tutto quello che (non) è successo in questo periodo tra la maggioranza e quello che doveva essere l’ufficio-laboratorio per dare idee e soluzioni a un’amministrazione che presenta diversi debuttanti in politica. Eppure due mesi mesi fa, quando nacque questo organismo, furono tante le attese e tante le parole. Oggi resta solo cenere. E la lettera presentata da Nicola De Luca farà senza dubbio discutere. “L’ Ufficio di Gabinetto senza alcuna valida motivazione non viene riunito dallo scorso 12 luglio – comincia lo sferzante documento – e nelle due o tre riunioni ufficiali fatte, ha portato al tavolo di lavoro proposte, idee e contenuti per un reale e consistente cambiamento di mentalità,visione allargata, (non verticistica e oligarchica), negli indirizzi, nella programmazione e principalmente nella allegra gestione delle casse comunali, contributi tutti improntati su sobrietà, concretezza e realismo e sulla vera partecipazione del cittadino alla vita amministrativa, coinvolgendolo nelle scelte e nelle priorità da mettere in campo nel nostro paese”. “Su tanti argomenti proposti – scrive De Luca – questo ufficio da te voluto non è riuscito mai a confrontarsi con l’amministrazione da te presieduta ( giunta e gruppo di maggioranza ). Anche io, come capo di gabinetto e segretario particolare del sindaco, con tutta la mia buona volontà non sono riuscito a svolgere, nei fatti, così come previsto nel Decreto, il mio ruolo e i miei compiti, nè tantomeno a supportare il sindaco nelle sue funzioni amministrative e politico-istituzionali. Sono venute meno tutte le prerogative a me dovute, in particolare modo la trattazione di argomenti, questioni e pratiche a contenuto politico e amministrativo concernenti tematiche dell’amministrazione comunale e comunque assegnate dal sindaco o dalla giunta. Non sono stato messo nella condizione di poter trattare per almeno una volta un qualsiasi argomento con la giunta e mai avuto la possibilità di potermi confrontare su uno dei tanti problemi che affliggono la nostra Cicciano con il gruppo consiliare di ‘Paese Futuro’. Come, non sono stato messo nelle condizioni di dire la mia su nessun argomento o problematica affrontata da questa amministrazione, a partire dalla formazione della giunta per finire all’ultimo atto dei concorsi, perché mai portato a conoscenza preventivamente di niente”. Un fiume in piena: “Sindaco, ho resistito fino ad oggi, convinto che fosse stato una questione di organizzazione interna, purtroppo così non è stato, anzi è crollata l’impalcatura su cui si reggeva ed era stato creato il progetto di Paese Futuro”. Nelle ultime righe della missiva l’attacco finale: “Sindaco lei disse: ‘Paese Futuro ha l’ambizione di trasformare un piccolo paese in un grande esempio di democrazia partecipata, in cui gli amministratori sono l’espressione della volontà collettiva per realizzare opere condivise’. “Bonificare la dialettica democratica, promuovere l’unità e la collaborazione, questo è il compito dell’ amministrazione e lo potrà fare sovvertendo l’attuale metodo decisionale, oligarchico e verticistico, riportando in campo non solo la concertazione con le parti vive e vitali della società di Cicciano, ma anche chiamando ad una vera partecipazione il cittadino,attraverso strumenti che ne responsabilizzino il contributo di proposta e di idee. La consultazione della comunità e il suo essere parte attiva dei processi decisionali sarà priorità della nostra azione nei prossimi anni. Il tutto è avvenuto grazie alle sue introduzioni banali e semplicistiche a riunioni importanti e ad una conduzione politico-amministrativa ballerina, mai chiara, forte, determinata, autorevole e decisa da parte sua. Preso atto del fallimento di tutto ciò non mi resta che andar via per salvare almeno la mia dignità e ribadire di aver almeno tentato”.