NOLA- Non c’è fondazione che tenga. Non c’è diffida di vigile urbano che contenga. Ieri sera il mini-giglio ha ballato in via Fonseca, in barba alle polemiche ed alle richieste di rinunciare alla esibizione che per giorni erano rimbalzate dai blog ai social, sin negli uffici dell’ente che dovrebbe tutelare la festa (ma in questo caso non c’è riuscito). La ballata “in miniatura” ha avuto luogo, vi hanno assistito molte persone, soprattutto giovani. All’indomani il dibattito è ancora in corso, tra chi difende i promotori di una iniziativa che “non offende nessuno ma è dettata solo dalla voglia di divertirsi” e chi invece vuole tutelare il giglio come marchio, come opera d’arte, come immagine della città, arginando il fenomeno della moltiplicazione.
E’ un discorso complesso, sappiamo tutti che l’obelisco di legno è parte del dna dei nolani che amano la festa e che è molto ostico limitare l’entusiasmo di chi nella kermesse vede non solo un momento di svago ma anche la propria identità. Resta però il fatto che c’è un regolamento, un tentativo di tutela del marchio, un costante lavoro di recupero dell’immagine della festa. Lo stesso lavoro che ad esempio ha portato ad annullare la ballata di Pietrelcina.
Tra favorevoli e contrari, registriamo il laconico commento su Facebook dell’Assessorato ai Beni culturali del Comune di Nola: “E mentre a Castel Cicala, con visite guidate, lezioni di astronomia giù’ al planetario, concerto di archi e fisarmonica sulle musiche di Astor Piazzolla e incursioni di tango, promuoviamo la Cultura della nostraA città’, al centro un gruppo di ragazzini crede di poter violentare la storia e la tradizione di un Santo. Né l’amministrazione né la fondazione hanno il compito di vigilare sul buon senso dei nolani, questi comportamenti vanno al di là di qualsiasi regolamento, ed e’ proprio per colpa di questi personaggi che la mia città non riesce ad emergere.
Vergogna!”.