di Claudio Cafarelli (Maidirecalcio.com)
Il calcio d’agosto e le amichevoli internazionali stanno oscurando in Italia una protesta che si sta espandendo a macchia d’olio.
Tutto nasce dalla nuova riforma dei campionati di Lega Pro. Secondo la bozza, presentata in commissione e non ancora approvata, a partire dal prossimo campionato le società di terza serie dovranno necessariamente schierare una squadra con un’età media di 25 anni (o 23 a seconda delle indiscrezioni), pena il mancato accesso ai contributi della Legge Melandri.
Una regola del genere determinerebbe la necessità di fare a meno di tanti calciatori esperti e avanti con l’età che saranno costretti alla disoccupazione non per demeriti sportivi ma per “legge”. La protesta dei calciatori non si è fatta attendere ed è partita dai ritiri A.I.C. di Coverciano e Novarello, dove i calciatori disoccupati in cerca di sistemazione hanno creato un gruppo Facebook “25 agosto, dimissioni di Macalli per tutelare il calcio e la meritocrazia”. Nel “ritrovo virtuale” i membri si sono scagliati contro il presidente/patriarca Mario Macalli, che “da più di un decennio è alla guida della serie C e della Lega Pro e sta distruggendo i valori primari del gioco del calcio”.
Fondatore e referente del gruppo è Alì Lolli, difensore classe ’81 con una lunga esperienza in Lega Pro. Interpellato dalla stampa ha dichiarato: “Questo gruppo è stato creato su impulso di tanti giocatori, giovani e meno giovani, che non ci stanno a essere fatti fuori da regole incomprensibili. Sappiamo che il calcio, come ogni settore, sta vivendo un periodo di crisi. Ma non è così che si risolvono i problemi. Il 7 agosto incontreremo Damiano Tommasi. L’A.I.C., alla quale apparteniamo, spinge per lo sciopero ma per noi non basta. E’ un metodo di protesta che deve essere unito ad altre iniziative. Vedremo, di comune accordo tra giocatori e sindacato quali strade intraprendere. Di sicuro dobbiamo essere più incisivi, al momento siamo tagliati fuori dal professionismo”.
Gli fa eco Giuseppe Aprea, esperto portiere classe ’77, con alle spalle più di quindici campionati di Serie C: “I calciatori più grandi hanno gli stessi diritti degli altri, non possono essere discriminati. Si tratta di lavoratori con famiglia e mutuo sulle spalle, con stipendi di molto inferiori rispetto a quelli dei nostri colleghi di Serie A. Più che ai giocatori sul finire della carriera, come me, penso a quei ragazzi che a 26 anni hanno chiesto il primo finanziamento e ora non sanno come pagarlo. La maturità di un giocatore è intorno ai 30 anni, ma con queste regole un calciatore non arriverà mai a quella soglia. Noi non ce l’abbiamo con Macalli, anche se in diverse occasioni non ci ha portato molto rispetto. Vogliamo semplicemente che vengano tutelati i nostri diritti”.
Ma il malcontento si sta estendendo anche alle società. Visto che la riforma non è stata ancora approvata, i dirigenti si sentono limiti nell’allestimento delle rose. Poi c’è l’Aic di Damiano Tommasi secondo cui la riforma creerebbe solo illusioni, senza riuscire a favorire realmente i giovani. Il presidente Macalli, invece, si limita a ricordare che “le società possono esprimere la loro opinione con il voto e dire come utilizzare il 60 per cento delle risorse”.
Il rischio clamoroso di uno sciopero clamoroso è ancora vivo. Addirittura oggi un’intera squadra di calciatori (l’Arzanese) ha fatto pervenire una lettera di sostegno, firmata proprio dai giocatori stessi, nei confronti della protesta:
“Noi calciatori dell’Us Arzanese siamo totalmente contrari alle regole “imposte” dalla Lega in relazione all’età media come criterio di ripartizione delle risorse, pertante siamo disposti ad ogni tipo di protesta, compreso il blocco del campionato, se non sarà abolito questo criterio. Vorremmo inoltre ricordare che molti colleghi aspettano i soldi dal fondo di solidarietà”.