di Mariarosaria Alfieri
criminologa, presidente associazione Criminalt
Maria ed Elisabetta, scomparse nel 2004 e ritrovate morte a Castel Volturno, solo qualche giorno fa nella villa dove vive Domenico Belmonte, marito e padre delle due, che mai ne aveva denunciato la scomparsa. Melania Rea, di Somma Vesuviana uccisa con un’infinità di coltellate forse solo perché aveva scoperto una relazione extra coniugale del marito. Alessandra Sorrentino, 26 anni uccisa a Palma Campania l’estate scorsa dal marito Giancarlo con un paio di forbici nel cuore della notte, mentre i bambini dormivano nell’altra stanza. Lui era mosso da una gelosia ossessiva ed era convinto che lei lo tradisse. Veronica Abbate, una ragazza di 20 anni, uccisa in provincia di Caserta, a colpi di pistola dall’ex fidanzato, allievo maresciallo della Guardia di Finanza. Veronica fu prima perseguitata per mesi e poi brutalmente massacrata. Antonietta Paparo, 36 anni, di San Sebastiano al Vesuvio, uccisa a coltellate dal marito. E poi, Viola, Antonella, Marianna, Fiorella tutte donne, tutte donne uccise nella nostra regione nel corso di questi ultimi anni. Femminicidio? Meglio parlare di una vera e propria mattanza. 14 milioni di donne uccise. Più di 100 solo in quest’anno. Nella maggior parte dei casi autori di queste violenze sono mariti, ex fidanzati, compagni, amanti e partner. Non possiamo pensare che si tratti sempre e solo di relazioni difficili, di rapporti sfortunati, di scelte sbagliate. Ma allora perché? Cosa scatta in questi uomini?. Uomini incapaci di trovare una propria dimensione, una propria identità. Tramontate le figure del “cowboy” o del “playboy” dai muscoli di cartapesta, l’uomo di oggi cerca altre soluzioni, furioso per aver perso i suoi privilegi attacca la donna, anche con gesti estremi come lo stupro di gruppo, non per possederla, ma per dimostrarle chi è il più forte. In realtà l’uomo di oggi è fragile, è debole, è incapace di accettare il rifiuto, vive una sorta di amore ossessivo. La violenza sulle donne non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia nessuna nazione o paese industrializzato o in via di sviluppo che sia. Non conosce nemmeno differenze socio-culturali, vittime ed aggressori appartengono a tutte le classi sociali. In gran parte del mondo è una normale componente del tessuto culturale e non viene identificata come tale neppure dalle sue vittime. Lo stupro da parte del marito, poi, è ancora perfettamente legale in gran parte del mondo, e quantificarne l’incidenza è quasi impossibile. In molti paesi tantissime ragazze ogni anno vengono vendute dalle famiglie per essere avviate alla prostituzione. Per non parlare della mutilazione dei genitali che è pratica ancora ampiamente utilizzata, effettuata quasi sempre in condizioni sanitarie abominevoli, senza anestesia e soprattutto su bambine in tenerissima età. Gli effetti sulla salute sono devastanti, e colpiscono le donne in ogni momento della loro vita sessuale e riproduttiva. Oggi sarebbero 130 milioni le donne che hanno subito questo genere di mutilazione, e i flussi migratori hanno portato il problema (e le sue conseguenze) anche nelle ricche civiltà occidentali. Per non parlare delle spose-bambine. Si tratta di bambine piccolissime anche di 4/5 anni a cui non è concesso andare a scuola o giocare ma sono costrette a sposarsi con uomini più grandi anche di 30/40 anni. Sono 60 milioni nel mondo le spose bambine. In Pakistan, Bangladesh, India, Africa, in Afghanistan. Ma anche in Brasile e in Cina. Le ragazzine a volte scappano e poi riescono a sposare il ragazzo dei sogni. A volte si suicidano. Se si ribellano vengono sepolte vive. Pertanto il più delle volte chinano la testa e dicono il loro “sì”. Violenza inoltre è massacrare l’ex moglie e buttarla viva in un cassonetto, soffocare l’amante incinta di nove mesi e seppellirla mentre respira ancora, dare un passaggio all’ex fidanzata e farla violentare da otto amici per due giorni, picchiare la moglie davanti ai figli, convincere che il suicidio sia il minore dei mali, bastonare perché hai messo i jeans. Segregare, umiliare, costringere, esercitare la forza delle mani e la brutalità delle parole. Sparare, soffocare con un cuscino. Usare un corpo e sbarazzarsene. Violenza è non poter indossare la minigonna di sera in metropolitana, perché ti violentano come spesso accade nelle nostre zone. Violenza è dover sopportare gli apprezzamenti e le richieste sessuali di un capo perché altrimenti ti licenzia. Violenza è essere mobbizzata sul luogo di lavoro perché sei incinta e vai in maternità. Violenza è essere sfigurata nel volto dall’acido perché il tuo sposo ritiene che la dote non sia adeguata. Violenza è essere apprezzata solo perché hai un bel paio di gambe. Violenza è il non poter esprimere il tuo pensiero perché sei Donna e devi stare solo in bella mostra sui cartelloni pubblicitari. All’indomani di un omicidio sono tutti pseudo-esperti, tutti hanno la soluzione al problema, ma intanto i numeri crescono. E allora? Allora, bisogna mettere in moto quella rete di protezione del tessuto sociale per fare una prevenzione primaria. Gli uomini di oggi, sono stati bambini ieri, e i bambini di oggi saranno gli uomini di domani….iniziamo da qui…insegniamogli il rispetto, il rispetto per se stessi, per chi è diverso da noi, per le donne, per gli altri.