NOLA- Orgoglioso di indossare la divisa della Circumvesuviana, nonostante i suoi mille problemi. Ci scrive Carmine Ioime, da 25 anni macchinista della Compagnia ferroviaria più disastrata d’Italia cui abbiamo dedicato un ampio reportage nei giorni scorsi (l’inchiesta). Una lettera che rivendica l’orgoglio di far parte da cinque lustri di una azienda-famiglia, oltre alle difficoltà di svolgere un servizio sempre piuù nel mirino degli utenti, dei politici, dell’opinione pubblica stanca delle mille deficienze del polo di trasporti vesuviano. “Io ci lavoro da 25 anni- scrive Ioime- Sono, come tanti miei colleghi, attaccato alla maglia per usare un termine in voga nello sport. Abbiamo dato tanto, e diamo ancora tantissimo lavoriamo in condizioni, proibitive per garantire almeno un minimo di servizio ai nostri viaggiatori”. “Le persone che viaggiano conoscono me- continua Carmine- non i dirigenti, quindi sono io che emotivamente sono coinvolto e mi adopero affinché si riesca a portare le persone al lavoro, all’università, a scuola. E queste persone riescono ancora a fare queste cose, proprio perché il personale dà moltissimo. Potrebbe non farlo, ne ha la possibilità. Un esempio? Io tra un po andrò a lavorare. Sono un macchinista, in cabina avro’ forse 40/45 gradi di temperatura ma non posso abbandonare, la mia coscienza non mi permette di lasciare la gente a terra. Sarò, saremo, dei sentimentali, ma va bene così: noi ci crediamo, io ci credo. Credo sia giusto che si sappia che il personale con la propria abnegazione riesce a far andare avanti la baracca”.