di Domenico Silvestro (MaiDireCalcio)
Una squadra di calcio non è formata soltanto dagli 11 giocatori che scendono in campo la domenica: ci sono le riserve, sempre pronte a rendersi utili alla causa; c’è lo staff tecnico, responsabile del gioco e delle movenze in campo dei calciatori; c’è lo staff medico, che si interessa della salute dei tesserati; c’è lo staff dirigenziale, che deve far quadrare i conti e permettere alla società di crescere e migliorare; e ci sono loro, i tifosi, che supportano e sostengono la squadra incoraggiando tutti a fare del loro meglio per poter raggiungere la vittoria.
I tifosi sono l’arma in più di una società, ma spesso possono trasformarsi in un pericoloso boomerang, che a suon di contestazioni e proteste può sconquassare l’ambiente e la serenità di giocatori e dirigenti. Un esempio lampante si è avuto con i giocatori della Roma, insultati al rientro delle vacanze a causa della deludente stagione passata. I tifosi possono, però, “concentrare” le loro attenzioni su determinati atleti, ed è proprio questo il caso che andremo ad analizzare.
Il protagonista di questa storia è Juan Camilo Zuniga, terzino del Napoli con il contratto in scadenza nel 2014 e che trova difficoltà nel raggiungere un accordo con la dirigenza per il rinnovo. Tutto inizia durante il ritiro del Napoli a Dimaro, durante la presentazione della squadra alla immensa folla di tifosi accorsa in Trentino per seguire i suoi beniamini. L’entusiasmo è alle stelle: cori, festeggiamenti e sfottò alle rivali. Sulle note di “chi non salta è Juventino” gli azzurri si esibiscono in esilaranti saltelli sul palco, tranne un giocatore: Zuniga sa che la Juventus potrebbe essere tra le sue possibili future destinazioni e, comprensibilmente, si tiene in disparte. La cosa non sfugge all’importuno conduttoredella serata, che invita Zuniga ad avanzare in prima fila mettendolo alla mercè degli “spietati” tifosi.Zuniga non salta e questo “atto di tradimento” rimane nel cuore di chi, da questo istante, vede in lui un odiato bianconero.
A partire dal giorno seguente la vita (sportiva) di Zuniga diventa un incubo: viene constantementefischiato, insultato, invitato ad andarsene. Lui probabilmente vorrebbe anche farlo vista la situazione, ma il Presidente e l’allenatore contano tantissimo su di lui e nonostante il rinnovo che non arriva, non fanno mai mancare il loro sostegno ed il loro conforto. A nulla servono le prestazioni convincenti che il colombiano offre nelle prime amichevoli: i tifosi si sono legati al dito quel mancato saltello, ed i fischi sono la pena che il terzino è condannato a scontare.
Il “salto fatale” rimane un onta per Zuniga anche durante la presentazione della squadra al San Paolo, in occasione dell’Acqua Lete Cup con tanto di amichevole con il Galatasaray di Drogba. Delirioper tutti i giocatori il cui nome riecheggia nello Stadio, tranne che per lui: solo fischi, tristissimi fischi per un giocatore che ha sempre dato tutto e che sta continuando a pagare uno stupido saltello negato.
Inizia la partita: Zuniga subentra nel secondo tempo al posto di Callejon e viene accolto con il solito benvenuto. Lui come sempre fa la sua partita: tanta corsa e giocate di qualità. La sua posizione più avanzata gli permette di essere pericoloso nei pressi della porta: prende palla, salta il portiere, GOL! Timidi applausi…ma no, è Zuniga! E giù nuovamente fischi. Il colombiano si guarda intorno come per dire:” Ma cosa altro devo fare per dimostrare di tenerci davvero a questa squadra?“. Lo stadio sembra leggergli nel pensiero: ancora una volta il coro si alza “chi non salta Juventino è, è…“.Stavolta Zuniga non riesce a trattenersi: sarà la frustrazione dei continui fischi, sarà la voglia di riappacificarsi con il popolo azzurro, sarà anche solo il voler accontentare una tifoseria più legata a stupidi gesti di rivalità più che alle prestazioni in campo, ma lui salta, eccome se salta! Il San Paolo stenta a crederci: il coro parte di nuovo e Zuniga salta ancora. Un terzo ed un quarto tentativo…Zuniga salta! Il popolo napoletano, si sa, può crocifiggerti e poi portarti in paradiso da un momento all’altro ed è cosi che i fischi si trasformano in ” Zuniga uno di noi“. Camilo è felice, saluta, sorride. Finalmente si è riappacificato con i suoi supporters, cosi esigenti per quanto riguarda le prestazioni ma ancora di più per l’attaccamento alla maglia.
Sarà stato sincero? Questo non lo sapremo mai, ma di sicuro ha dimostrato di tenere al rispetto dei tifosi, ha dimostrato di avere un carattere d’acciaio e soprattutto ha dimostrato di voler rendere onore alla maglia che indossa fino all’ultimo giorno. Un mancato saltello sembrava aver compromesso la sua militanza a Napoli, ma ora che questo saltello è arrivato il rapporto pare essere nuovamente roseo, a prescindere dalle scelte che Zuniga farà per il suo futuro.